Lettera a Ludovico

In tempi di precariato, di “mobilità” e contratti a scadenza ravvicinata come i latticini, sarà forse utile per i giovani, ma non solo, padroneggiare l’arte di compilare un Curriculum vitae. È vero che molti esempi vengono forniti online e, addirittura, i migliori software di scrittura offrono schemi preconfezionati facili da compilare con le proprie informazioni personali, ma il tono, la “voce” unica e riconoscibile che, da questi profili dovrebbe uscire sicura e convincente, quella certo non la si ottiene muovendosi sui binari di una prosa formale ma grigia o, tantomeno, riempiendo gli spazi bianchi di un modulo.

Piuttosto, potrebbe essere utile riferirsi a un esempio brillante e di successo. In questo, nulla di meglio della lettera che, nel 1482 o giù di lì, Leonardo da Vinci scrisse a Ludovico Sforza, signore di Milano, per offrigli i suoi servizi.

Breve senza essere telegrafica o scarna, precisa senza mancare di cuore e fantasia, la lettera è, a modo suo, un capolavoro tanto quanto la Dama con l’ermellino. In dieci agili punti, Leonardo elenca altrettanti modi in cui potrebbe rendersi utile al suo Signore. Nove di questi punti riguardano faccende guerresche - Leonardo afferma di poter costruire ponti mobili, cannoni e catapulte e sostiene di poter «distruggere qualunque fortezza» - l’ultimo, si concentra, «in caso di pace», su virtù ingegneristiche civili: «Posso darvi soddisfazione in ogni campo dell’architettura, sia per edifici pubblici che privati e nel convogliare acqua da un luogo all’altro». Le sue doti nella scultura e nella pittura sono sbrigate in due righe, quasi fossero un passatempo.

Nella chiusa, Leonardo assicura di poter dimostrare in ogni momento che quanto ha detto più sopra è la pura verità: un’affermazione fatta con inconfondibile sicurezza, elegante disinvoltura e, insieme, sincera umiltà. A rendere esemplare il suo tono è,credo, la certezza del saper fare. Mi chiedo che cosa renda le nostre parole, oggi, così balbettanti.

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