Lettera al tagliateste

Caro tizio dell'Isis che decapita la gente,

immagino che il tuo gesto e la conseguente diffusione del video che lo ritrae siano mirati a spaventare noialtri del mondo occidentale. Congratulazioni: ci sei riuscito. Purtroppo per te, non ti servirà a niente. Il problema, vedi, è che noi abbiamo paura di un sacco di cose – la crisi finanziaria, Ebola, il cancro, l'infarto, il global warming, l'immigrazione, le tasse, le alluvioni – che una più o una meno non fa differenza. Addirittura, più paure abbiamo più siamo contenti perché, in un certo senso, sono proprio loro a rappresentarci meglio e a tenerci in gamba. La nostra cultura altro non è, in sintesi, che un ventaglio di reazioni a queste paure: alcune reazioni sono razionali e scientifiche, altre isteriche e distruttive.

Nel tuo caso, temo che la nostra reazione sarà quella di bombardarti via della faccia della Terra. Nel corso di questo simpatico processo, oltre a eliminare te – che, detto francamente, te lo meriti di venire polverizzato – è altamente probabile che cancelleremo qualche villaggio, uccideremo un discreto numero di bambini e consegneremo ad anziani e donne superstiti condizioni di vita simili a quelle dell'età della pietra. I nostri generali chiamano questi incidenti “effetti collaterali”. Chi dice che la lingua non può fare miracoli?

In altre parole, il tuo gesto omicida non solo finirà per ritorcersi contro di te, ma soprattutto contro coloro che ti circondano. Grazie alla tua bravata, invece di sperare di avere accesso a un mondo pieno di straordinarie opportunità materiali e intellettuali, la gente con cui sei cresciuto dovrà accamparsi nelle grotte, accontentarsi di un'aspettativa di vita ridotta e sguazzare nell'ignoranza e nella superstizione. Complimenti, bel lavoro. Forse conterai di soccorrerli con la coperta del fanatismo. Attento, però: se una bomba non ti polverizzerà prima, allora la prossima testa a rotolare sarà proprio la tua.

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