Lo spiritoso

Lo spiritoso

Pensava di poter fare lo spiritoso, il buon Guido Bertolaso. Pensava di poter raccontare a tutti di quella volta che, al telefono con Bill Clinton, sulla lingua sentì prudere l’impellenza di una battutina: «Lo sa? Io e lei abbiamo un problema in comune: si chiama Monica».
Pensava di far ridere tutti, Bertolaso, forse perché tante volte ha visto, intorno a sé, la gente sbellicarsi alle battute del Capo. Invece, nessuno ha riso e lui è rimasto lì come un pistola. Se è lecito, vorremmo spiegargli perché.
Punto primo: alle battute del Capo ridono tutti non perché siano divertenti (non lo sono), ma proprio perché sono le battute del Capo. Ecco spiegato il motivo per cui quando il Capo incomincia con il ritornello «ci sono un tedesco, un americano e un italiano...» già Bondi si piega in due (per quel che può), Cicchitto finge di soffocare dalle risa e Capezzone si rotola sul tappeto.
Punto secondo: una gaffe, sia pure solo sfiorata, non è una battuta. È una gaffe. Nella circostanza, è come se un avo del dottor Bertolaso, diciamo un tale Guidon de Bertolas, luogotenente di Napoleone, non avesse potuto fare a meno di canticchiare, alla presenza del Grande Corso, il motivetto degli Abba: «Waterloo - I was defeated, you won the war / Waterloo - promise to love you for ever more». O, peggio ancora, se un passeggero del Titanic, tale sir Guy Bertolaws, avesse tormentato il capitano Edward John Smith, nelle ore precedenti l’affondamento, dicendogli: «Sa mica dove posso trovare del ghiaccio?»

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