L’odore del caffè

Il giro del mondo con il naso. Questo è interessante. Del viaggiatore, in effetti, il senso meno celebrato è quello dell’olfatto. È raro che un amico, di ritorno da un Paese lontano (o anche non lontano, ormai non c’è più differenza) ci racconti quello che ha annusato. Se lo fa, è per rendere conto di un odore che lo ha colpito come particolarmente sgradevole: quello di un cibo troppo esotico per i suoi gusti, o di una strada che, come accadeva in passato anche in Europa, funge contemporaneamente da passaggio e da scolo.

Ci sono invece altri odori - profumi, addirittura - che ci accompagnano durante il viaggio e sono loro, più ancora che la luce e i suoni, a colpirci e a misurare tutta la distanza che abbiamo percorso dalla nostra quotidianità. Purtroppo, una volta a casa ce li dimentichiamo, oppure non siamo in grado di raccontarli. Possiamo offrire testimonianza fotografica di un tramonto, di una spiaggia o di un grattacielo, ma difficilmente ci impegneremo per accompagnare gli amici in una vista olfattiva degna di nota, come quella, per esempio, a un negozio di medicina tradizionale cinese.

Un sito di viaggio - quello della Cnn - ha cercato di colmare questa lacuna offrendo “21 aromi specifici” per altrettanti Paesi. Diciamolo subito: per la Cnn l’Italia profuma di caffè espresso: «Pensavate dicessimo la pizza? - scrive la Cnn - Buona scelta. Ma non è forse vero che possiamo annusare fin qui l’amara bontà di un caffè espresso in un bar italiano?».

Subito ci coglie un’obiezione, ovvero che la Cnn abbia optato per una nota aromatica più folkloristica che reale, più presunta, che effettiva. Quello del caffè, nelle nostre giornate, è un profumo occasionale, ci accompagna spesso ma non sempre e, soprattutto, non definisce la nostra vita come farebbe la colonna sonora di un film. Eppure, ancora, l’olfatto non è l’udito o la vista: si impone meno ma, in noi, fa molta più strada e si dissolve infine per diventare la materia stessa di sogni, gioie e rimpianti.

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