L’ultimo tabù

Molti, in questi giorni, hanno ironizzato sul fatto che Roberto Calderoli, senatore leghista con polenta incorporata, è da considerarsi a tutti gli effetti un “padre costituente”, questo alla luce del suo contributo alla riforma (in corso) del Senato della Repubblica. In effetti, nel passato anche recente, Calderoli si è distinto per qualche uscita non proprio istituzionale e per atteggiamenti che, in diplomazia, si consiglia di evitare, come quello di provocare guerre di religione.

In ogni caso, secondo me, c’è poco da ironizzare e ancor meno da scandalizzarsi: ogni contributo all’adeguamento della Carta costituzionale alle esigenze più moderne è ben accetto, basta che sia ponderato, saggio e soprattutto efficace. Meglio ancora se dalla Costituzione si riuscisse a scrollare un po’ di polvere e a rimetterla in circolo non tanto come un testo sacro, quanto come qualcosa di abbordabile, familiare e perfino divertente.

Oltre alla doverosa fiction su Raiuno, con Beppe Fiorello nella parte degli articoli 1 e 2 e Vittoria Puccini nella parte di una tentatrice Disposizione Transitoria, la Costituzione potrebbe avere una versione a fumetti, aprire un profilo su Facebook e un account su Twitter e, assolutamente indispensabile, dovrebbe incominciare a pubblicare foto in costume da bagno su Instagram.

Utilissima sarebbe anche la versione rap della Carta, affidata a cesellatori della rima come J-Ax (il filosofo che ebbe ad annotare: “La vita e la bici hanno lo stesso principio: devi continuare a muoverti per stare in equilibrio”) e Frankie hi-nrg MC (“Eventi che lenti insidiano le menti delle genti”). Infine, e soprattutto, l’abbattimento dell’ultimo tabù con la versione a luci rosse della Carta costituzionale. Molta azione e dialoghi asciutti tra i padri costituenti (di sesso opposto, ma non necessariamente): «Vieni che ti mostro il nuovo articolo», «Caspita, com’è grosso!».

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