Maledetta stampante

Per quanta ammirazione abbia per la scienza e per la tecnologia, per quanto rimanga ogni volta sconcertato al pensiero di quanti passi avanti siano stati mossi dalla ricerca e dall'industria rispetto a quando ero ragazzino (per darvi un'idea: ai tempi io e altri bambini rimanemmo incantati davanti alla vetrina di un negozio che esponeva un rubinetto il quale, grazie a un tubo trasparente, dava l'impressione di essere sospeso nel vuoto), e per quanto ogni nuovo gadget conquisti subito il mio cuore, non c'è che una parola per riportarmi con i piedi per terra: stampante.

Progressi incalcolabili nella fisica subatomica, macchinari che apportano aiuti straordinari alla medicina, tecnologia satellitare ormai diffusa ovunque, eppure la stampante del pc rimane la grande incompiuta dell'ingegnosità umana. Non ho mai incontrato – stavo per dire “conosciuto” - una stampante che non fosse intrinsecamente maligna, addirittura perversa. Impossibili da collegare, capricciose nelle impostazioni, fragili nella struttura interna, prone all'inceppamento come le fanciulle d'altri tempi lo erano al “mal sottile”, le stampanti sono l'anello debole, se non addirittura mancante, della catena tecnologica. Pochi, pochissimi tecnici eletti riescono a comunicare con queste umorali creature, ancora meno sanno decifrarne i bisogni quando, senza preavviso, si bloccano rilasciando oscuri codici d'errore come se tutti noi, a malapena alfabetizzati, potessimo comprendere il loro gergo selenico.

Sappiamo, naturalmente, che non è colpa della stampante: la responsabilità è di chi la progetta. Par quasi che le case di informatica assegnino questo compito ai loro tecnici più tormentati, quelli incapaci di comunicare con il prossimo, inabili a esprimere un pensiero lineare e un concetto coerente; quelli, insomma, in cui la logica è rimasta incastrata come un foglio A4 nella maledetta macchina che andranno a concepire. La ragione di tutto questo non so immaginarla: forse Qualcuno ha voluto che la stampante fosse il frutto proibito dell'Eden tecnologico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA