Manca l’aria

L’ultimo mi è capitato di vederlo online giusto ieri: un video che documenta la rissa scoppiata a bordo di un volo Beirut-Londra. Ignote le ragioni del parapiglia, certe le conseguenze: il capitano ha dovuto chiedere il permesso per un atterraggio di emergenza a Istanbul.

Ragioni ignote, dicevamo, ma se per il momento è difficile individuare la scintilla che ha innescato le botte sullo specifico volo, forse è il caso di chiedersi che cosa diavolo sta succedendo alla gente, perché casi di intemperanze più o meno gravi in aereo sembrano moltiplicarsi.

La prima ragione, ovvia, è che risse e battibecchi oggi vengono documentati (grazie agli onnipresenti telefonini) mentre una volta finivano nel dimenticatoio al “gate” di arrivo. Altra ragione, che piacerà ai vecchietti come me, è che oggi non c’è più religione, la gente è fuori di testa e i ragazzi hanno tutto e non devono conquistarsi niente. La terza e ultima ragione è forse la meno prevedibile: i comportamenti aggressivi sono aumentati da quando, in cabina, non è più ammesso fumare.

Attenzione: questo non equivale a dire che i violenti sono passeggeri fumatori con i nervi allo stremo a causa dell’astinenza da nicotina. Il problema sta nella circolazione dell’aria: ai tempi del fumo a bordo, gli impianti di gestione dell’aria negli aerei di linea provvedevano a un ricambio totale ogni tre minuti. Dagli anni Novanta, con il divieto ormai generalizzato, il ricambio avviene ogni sei-sette minuti. Questo permette un sensibile risparmio di carburante a prezzo, però, di un discreto peggioramento della qualità dell’aria a bordo. L’aria più viziata (leggi: meno ossigenata) induce disagio nei passeggeri: in particolare nausea ed emicranie. E un passeggero a disagio è più suscettibile allo scatto nervoso.

Dunque, la prossima volta che sedete al fianco di un cafone riflettete: potrebbe mancargli non l’educazione ma l’ossigeno. La risposta giusta, comunque, non sarà mai quella di cercare di ficcargli la testa fuori dal finestrino.

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