Mario Polo

È curioso come tutti noi, in branco dietro la guida dei media, si stia salutando la partenza di Mario Balotelli per l'Inghilterra come quella di Colombo per le Indie.

Come se non sapessimo che, recandosi a Liverpool (destinazione così remota da risultare, tra i voli Ryanair, "disponibile a partire da euro 22,99”), l'estroso, irritante, infantile e talentuoso calciatore, anziché allontanarsi, si avvicinerà di molto a quella nebulosa di mezze informazioni, curiosità, pettegolezzi e dibattiti d'aria fritta che, da bravi, sempre ci portiamo a spasso.

Il trasferimento a Liverpool acuirà l'interesse dei giornali per lui: che cosa combinerà lassù? Come lo accoglieranno i tifosi? Imparerà le parole di "Penny Lane”? Farà infuriare tutti tanto da essere il primo, da quelle parti, a dovere in effetti "to walk alone"? Noi invece tutti a salutarlo come il capitano Nobile, l'Apollo 11, un Magellano con la mania dei selfie. Mario Polo, in pratica.

Forse proprio in questo sta il trucco: convincerci che il viaggio sia lungo e pericoloso, che la destinazione sia esotica e inesplorata per preparare il terreno a reportage che, solo così, appariranno avventurosi ed esclusivi. Volete mettere una multa per divieto di sosta a Liverpool piuttosto che al Gratosoglio?

Il bello è che quando i viaggiatori siamo noi, ci spingiamo ben oltre Liverpool per appagare la nostra fame di scoperte, emozioni e aneddoti da riportare (imporre) agli amici. Ma poi, siccome le vite di alcuni privilegiati ci sembrano più significative della nostra, ci sorprenderemo immersi nella lettura di qualche notte brava balotelliana, di qualche baruffa al pub (quanta differenza rispetto a una scaramuccia in una discoteca milanese!) e offriremo al mondo la nostra opinione sulla nuova fiamma di SuperMario: un'esotica indossatrice del Merseyside prodotta in appena cinquantamila esemplari identici.

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