Musica in pillole

Ogni mattina, per tutti noi, c’è un incontro pressoché inevitabile: quello, in bagno, con l’armadietto dei medicinali. Ciò accade perché il citato armadietto si trova, molto spesso, nei pressi dello specchio, a volte addirittura dietro a esso, e il quotidiano, anche se approssimativo, restauro al quale dobbiamo sottoporci, impone, appunto, la dolorosa necessità di confrontarci con la nostra immagine riflessa. In tutto questo, da oggi, c’è almeno un risvolto positivo: dell’armadio delle medicine non avete più bisogno. Non solo potere buttar via il callifugo che ivi giace dal 1974 - per quanto, ormai, abbia un certo valore per i collezionisti -: anche l’aspiriname recente non vi servirà a nulla, non più. Tutto ciò di cui avete bisogno è musica.

Spotify, servizio di musica on demand e streaming, ha portato a termine uno studio inteso a identificare i brani più “emozionali”, ovvero quelli che agiscono più in profondo e più velocemente sui sentimenti e li stimolano. Per ogni sentimento, un brano specifico. Facciamo qualche esempio: se volete sorridere, la canzone perfetta è “Birthday” di Katy Perry; la tristezza, al contrario, è meglio evocata da “I need” di OneRepublic. Un incremento dei livelli di ottimismo si può ottenere grazie alla somministrazione di “Best day of my life” degli American Authors, mentre per sfogare la rabbia niente di meglio che “Bad” di David Guetta. Se poi ci si trova nella necessità di superare una difficoltà e vincere una paura, allora sotto con i Coldplay: “Magic” guarirà ogni vostra incertezza.

Che la musica avesse un alto potere “emozionale”, non lo scopre Spotify. Sorprendono, tuttavia, queste “prescrizioni” così precise, indiscutibili e indistinte. Mi chiedo che cosa si penserebbe di me sapendo che, per star bene, ancora mi faccio una dose di Beach Boys e, in quanto a malinconia, niente supera una goccia di “A day in the life” dei Beatles. Roba vecchia, lo so, ma non credo sia scaduta.

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