Nessuna interferenza

Se affermassi - come sto per fare - che l’intelligenza è una qualità piuttosto utile nella vita, credo che pochi se la sentirebbero di smentirmi. Se poi aggiungessi che l’intelligenza è una qualità utile anche a farsi strada sul posto di lavoro, perso che molti sarebbero d’accordo. Probabilmente, si sentirebbe suonare soltanto qualche campana dissonante: più dell’intelligenza, dirà qualcuno con sarcasmo, sul lavoro paga la piaggeria, oppure contano le raccomandazioni, quando non la fortuna e l’opportunismo. Nessuno, però, avrebbe il coraggio di dire che l’intelligenza può essere d’ostacolo alla carriera. Invece, è proprio così.

Una ricerca dell’Università di Losanna ha scoperto che per le persone con un quoziente di intelligenza molto alto (oltre 120) può essere difficile raggiungere le massime vette gerarchiche previste dall’organizzazione per cui lavorano. Questo perché, a un certo punto, l’intelligenza entra in conflitto con un’altra caratteristica importante per emergere: la leadership, ovvero l’attitudine al comando. Mentre livelli di intelligenza appena superiori alla media non interferiscono con le doti di leadership, quelli d’eccellenza sì e in misura anche piuttosto significativa.

I ricercatori non azzardano speculazioni sul perché ciò accada. Si limitano a rassicurarci che, data una scorsa ai leader mondiali, non c’è pericolo di imminenti interferenze.

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