Noi, Silvio e le foto

ha suscitato prevedibili ironie la diffusione della pagina Instagram di Silvio Berlusconi (silvioberlusconi2015, per gli interessati). Accanto a foto “ufficiali” - diciamo pure: di propaganda - ci sono scatti più intimi: quelli con Dudù, Dudina e Harley, ultimo acquisto a quattro zampe dalla caduta in disgrazia di Emilio Fede. Pare ci si trovi anche un adorabile scatto di Toti che si rotola sul tappeto, pancia in su e zampette all’aria.

Capisco che Berlusconi provochi ancora molte reazioni, sia di simpatia sia di ostilità (anche se, ultimamente, pare impegnato soprattutto nel ruolo dell’ex: ex imprenditore, ex politico, ex presidente di una squadra di calcio), ma va detto che, nelle foto autoprodotte e autopubblicate in Rete, non è più ridicolo della maggior parte di noi.

Norm MacDonald, bravo comico nordamericano, osservava di recente come, del suo bisnonno, sia in possesso di una sola foto. «Tra vent’anni, invece, i miei pronipoti potranno dire: “Vuoi vedere quindicimila foto del bisnonno?”».

Non penso di fare un’osservazione penetrante se dico che facciamo e pubblichiamo molte foto e che, tra queste, gran parte danno l’impressione di essere inutili. In realtà, sono utili a noi perché ci aiutano a esprimere il nostro io, il quale fa ciò che ha sempre fatto: cerca l’approvazione, quando non l’ammirazione, degli altri, e gli altri intanto critica, o addirittura deride.

C’è infatti un grande sforzo nel mostrare noi stessi in situazioni vantaggiose e addirittura invidiabili (viaggi, pranzi in ristoranti stellati, palestre, al fianco di celebrità) e a catturare momenti in cui il prossimo si presenta invece goffo, incerto, perfino imbranato. Qualcuno - come Berlusconi - riesce a rendersi da solo anche questo disservizio: per tale risultato, pur  se involontario, ci sarebbe da apprezzarlo. So che per molti è difficile: almeno, chi lo irride sempre e comunque dovrebbe ammettere che, un poco, gli assomiglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA