Notti folli

Notti folli

La domanda di oggi è questa: fino a che punto saremo costretti a simulare ingenuità? Meglio ancora: fino a che punto è giusto tacere e lasciare che chi ci informa ci tratti da gusci vuoti, anime belle e perfetti imbecilli?
Un’inchiesta della magistratura milanese fa chiudere quattro discoteche alla moda e i giornali, come sempre in questi casi, grondano di raffazzonata sorpresa. Laddove i cronisti, con tutta evidenza, pensavano si tenessero feste di compleanno a base di budini al cioccolato si consumavano invece - ci credereste? - «fiumi di cocaina». Non solo: per ottenere i permessi le discoteche pagavano «tangenti». A Milano - questo ai giornalisti va dato atto - una pratica del tutto inedita.
Sarà colpa mia, colpa di un mio personale cinismo corrotto voglio dire, ma tutto questo scandalo fatico a vederlo. Soprattutto, non comprendo il danno ulteriore che provoca alla società. Leggo i nomi dei vip coinvolti e penso che rappresentano, quasi tutti, il vuoto di talento e di significato che offre ogni giorno la tv. I loro volti, i loro atteggiamenti, le loro parole, da tempo erodono il senso delle cose, scrostano la realtà dalla vita quotidiana, inoculano banalità nel comune sentire: il fatto che essi facciano anche uso di cocaina dovrebbe aggiungere qualcosa? Non credo. Resta soltanto il suono sgradevole - e perfettamente ipocrita - che fa la stampa quando usa espressioni come «notti folli». Sgradevole perché non intende affatto fare appello alla nostra onestà interiore, ma semplicemente mira a farci prudere un certo moralismo epidermico.

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