Nuovo Cinema Inferno

Nuovo Cinema Inferno

Attento, come ogni cittadino risparmiato dal coma, ai nuovi fermenti culturali, debbo registrare, nel campo delle arti visive, il crescente successo di un genere che in mancanza di meglio definirei "cinema da telecamera di sicurezza". Collocato tra il neorealismo, la nouvelle vague e certe forme di gastrite, questo genere ha preso piede ovunque. Non c’è telegiornale, trasmissione televisiva e sito Internet che trascuri di offrirne almeno qualche esempio.
Le pellicole, girate spesso in un disadorno bianco e nero, eco forse dei grandi maestri dell’espressionismo tedesco come Wiene, Pabst, Lang e Murnau, propongono trame altrettanto spoglie. Le ambientazioni scelte dai registi sono luoghi di passaggio, volutamente privi di calore: parcheggi, stazioni di servizio, banche, uffici postali, tabaccherie. In uno schema ripetitivo al quale tuttavia il successo non sembra mai mancare, i film riportano brevi e intense scene di violenza: rapine, aggressioni, più raramente stupri.
Curiosamente, questo genere ancora ha fallito nel mostrarci un lato più ottimistico della vita e, se non vado errato, tra le produzioni finora sfornate non si conta una singola commedia romantica, umoristica o, comunque, a lieto fine. In altre parole, ancora non è nato il Frank Capra della videosorveglianza né si intravedono all’orizzonte i fratelli Marx della telecamera di sicurezza. Vai poi a sapere se ciò è da mettere in relazione alle condizioni dell’odierna società civile.

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