Offese speranze

Giusto per tirarci su il morale in questo bel lunedì di ottobre, perché non parliamo di schizofrenia, depressione, manie ossessivo-compulsive, anoressia e dismorfofobia? Quale altro modo di incominciare la settimana più stimolante di un’immersione nei meandri dei disturbi mentali?

Ironia a parte, capisco bene che l’idea sia sgradevole. Sulle labbra, fioriscono decine di proposte alternative, eppure - pensateci - i disturbi della testa, messo da parte il timore che incutono, sono interessanti.

Pensiamo sempre alle malattie come accidenti esterni - infortuni svolazzanti che, di tanto in tanto, incocciano con i nostri organi -, ma i problemi mentali sono altro: siamo noi, per dirla tutta, che in certe condizioni, e a volte senza alcuna ragione, ci fabbrichiamo fantasmi e demoni, e dobbiamo poi sudare quattro camicie per liberarcene.

Potrebbe essere utile, se non altro come forma di prevenzione, saperne di più, magari sfiorare le sensazioni che persone “abitate” da questi spettri sono costrette a provare. Leggere dei disturbi visti “da dentro” è stranamente avvincente, se così mi è permesso dire: riconosciamo certe nostre sensazioni, che dunque non ci sono più estranee, moltiplicate e distorte fino ad assumere contorni grotteschi.

La depressione? «Un vuoto interiore rivolto al passato e al futuro. La vita si svolge su un’isola lontana : la vediamo ma non possiamo raggiungerla». Le vittime di manie ossessivo-compulsive raccontano del rapporto odio-amore che hanno con il loro disturbo: tornare mille e mille volte su un gesto è ugualmente rassicurante ed esasperante. L’anoressia è addirittura una pericolosa “amica” con la quale confidarsi quando nessuno sembra capirci, mentre la dismorfofobia, l’impossibilità di accettare il nostro corpo, ci rende assuefatti agli specchi. In tutte queste dolorose ossessioni non è difficile riconoscere tanta offesa speranza e un desiderio, primitivo e straziante, di normalità.

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