Pala e sabbia

leggiamo, in rispettoso silenzio, dall’agenzia Ansa:

«Un sequestro conservativo di beni per circa 5 milioni e 770 mila euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Napoli nei confronti dell’ ex Commissario straordinario per gli Scavi di Pompei Marcello Fiori. È stato eseguito a conclusione dell’ inchiesta che coinvolge, oltre a Fiori, 9 dirigenti del Mibact e della Regione Campania. Al centro delle indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Torre Annunziata, i lavori complementari realizzati nel 2010 per la fornitura di attrezzature per lo spettacolo e l’allestimento scenico del Teatro Grande di Pompei».

Precisato che con Mibact si intende “Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”, mi sento libero di commentare la notizia di cui sopra con un certo grado di asprezza. Saprete forse, per aver frequentato questa rubrica, che le disavventure - moderne, non antiche - di Pompei ed Ercolano rappresentano una sorta di ossessione del sottoscritto. Scandali, disservizi, rovine e veri e propri reati caratterizzano la storia archeologica di questi siti unici al mondo e sintetizzano all’estremo l’incapacità nazionale di valorizzare noi stessi, di mettere a frutto la nostra ricchezza, di salvaguardare il nostro patrimonio e, quel che è peggio, di crescere nuove generazioni in grado di comprendere la propria provenienza e, sulla base di essa, programmare il futuro.

A questo punto, non resta che una sola strada. Inscenare una seconda eruzione vesuviana che torni a coprire le città romane e, con esse, la testimonianza dell’incapacità diffusa di Stato, enti, singoli intellettuali e di un popolo tutto, forse fiero ma anche parecchio distratto.

Pala e sabbia e giù a coprire le meraviglie dell’antichità. Credo sia in fondo un atto di giustizia: dubito infatti che gli antichi abitanti di Pompei gradirebbero essere amministrati da noi. Per loro dev’essere stata dura scoprire che li aspettava una disgrazia peggiore dell’eruzione.

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