Più paura

Il mondo del fumetto piange la scomparsa, a 92 anni, di Jack T. Chick. O forse non piange affatto visto che Chick, per quanto ammirato come artista, riscuoteva, nel suo ambiente, ben poche simpatie. Questo perché era un tremendo bigotto.

Nel variegato, ma decisamente alternativo, universo dei “cartoonist” americani, Chick si era collocato, per così dire, all’estrema destra. Una “destra”, se vogliamo, non tanto politica quanto religiosa. Egli aderiva alla forma più radicale del protestantesimo conservatore e faceva dei suoi fumetti l’arma per divulgare questo pensiero, non proprio all’insegna della tolleranza. Ebrei, musulmani, omosessuali: Chick ne aveva per tutti. Ma il bersaglio prediletto, per colpire il quale non esitò nel corso della sua carriera a consumare migliaia di matite e a versare ettolitri di inchiostro, erano i cattolici.

Ciò detto, potremmo liquidare il povero Jack con una preghiera - di rito romano, per farlo arrabbiare - e classificarlo come uno dei tanti fanatici che si collocano appena alla sinistra di Trump. Se non che insorge un problema: Chick era un artista di talento. I critici, ma soprattutto i colleghi, che pure lo disprezzavano per la sua intolleranza, per l’odio nel quale impregnava le vignette e per l’implicito razzismo delle sue storie, riconoscono compatti che sapeva far bene il suo mestiere. Il mezzo, per lui, non aveva segreti: le sue storie, detestabilissime, risultavano tuttavia coinvolgenti. «Aveva il potere di farti vedere il mondo attraverso i suoi occhi» ha detto un critico. Il tratto, poi, quando curato, era di eccellente sensibilità, tanto da farlo accostare a Hieronymus Bosch.

Jack T. Chick come Leni Riefenstahl, insomma, la dotatissima regista del nazismo, o come Cèline, l’immenso scrittore divenuto prigioniero dall’antisemitismo. Costoro hanno fatto del talento un pericolo da cui guardarsi e sarà bene tenerlo sempre presente. Eppure, in qualche modo, è la mancanza del talento medesimo - come vuoto del pensiero e abulia dell’anima - a fare ancora più paura.

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