Pizza amara

In Italia, per fortuna, la pizza ha ancora un volto umano. Lo so: come dichiarazione è bizzarra, ma se ci pensate capirete perfettamente ciò che voglio dire.

Da queste parti, mangiare una pizza è ancora un’attività sociale. Si sceglie l’occasione (la fine della scuola, la partita di calcetto, il cinema, eccetera), si scelgono gli amici con cui condividere il pasto, si sceglie la pizzeria (in base a criteri di opportunità, comodità ma anche, se non soprattutto, di gusto), e infine, ma solo infine, si sceglie la pizza: i menù, oggi, oltre ai classici offrono varianti fantasiose, dai trionfi ananas agli allagamenti di curry.

Questione di gusti, dunque, e conseguentemente di propensione al rischio piuttosto che di prudenza e ossequio alla tradizione. In ogni caso, da una parte resta l’utente (l’affamato cliente della pizzeria) e dall’altro il pizzaiolo, che offre tecnica, esperienza, gusto.

Questa dissertazione - e dissezione - della pizza nostrana serve per dire che, a quanto pare, in America le cose non stanno così. La pizza da quelle parti è diffusissima - con l’hamburger è la pietanza più consumata - ma la si ordina ormai quasi soltanto presso le grandi catene (Domino’s, Pizza Hut) e via app.

E qui viene il bello, perché è esaminando l’interazione degli americani affamati di pizza con le app proposte dalle catene che alcuni osservatori delle cose sociali sono pervenuti a una conclusione interessante e un poco spaventevole: mentre oggi la scelta offerta dalle app in fatto di menu (grandezza della pizza, tipo, diverse possibilità di ingredienti standard ed extra) sembra voler semplificare la vita all’utente e aiutarlo a scegliere, a breve sarà la app, modellando l’offerta, a imporre all’utente stesso la decisione finale. In altre parole, finiremo per decidere ciò che fa comodo all’app (e a chi la programma) e non ciò che in realtà piace a noi. Il concetto, esteso oltre la pizza, delinea un futuro poco... appetitoso: cederemo la nostra libertà (il gusto è una forma di libertà) alle app in cambio di ciò che neppure vogliamo.

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