Polemica stagionale

Sulla faccenda del “burkini” ho già avuto il privilegio di dire la mia (per gli appassionati di riferimenti inutili: nella “buonanotte” di sabato 13 agosto) ma vorrei tornarci sopra non tanto per argomentare circa le ordinanze di divieto - che, nel giro di una settimana, da questioni locali sono diventate casi nazionali e, ora, internazionali - quanto per salutare l’installazione ufficiale di un nuovo tipo di polemica: la polemica stagionale.

La ricetta è semplice ma efficace. Se fossimo nel giardinaggio, parleremmo di “talea” o forse di innesto: si impianta un ramoscello sul tronco principale e si attende la fioritura. Il tronco principale, nel nostro caso, è la questione dei costumi (nel senso di comportamenti) legati alla religione islamica e alla loro più o meno scarsa adattabilità con quelli, diciamo così, occidentali. La questione secondaria, l’innesto appunto, è quella dei costumi (nel senso di indumenti “da bagno”) islamici in rapporto a quelli occidentali.

Trovo questa impostazione fresca e innovativa: permette di dire le solite cose, di sfruttare i luoghi comuni ben collaudati e di procedere al caro, vecchio, improduttivo testa -contro -testa conferendo al tutto un’aria nuova, adatta al clima, perfino in linea con la moda corrente.

Una strada che una volta imboccata offre quale unico limite il cielo. Già assaporo le polemiche invernali (che, tra l’altro, provocando eccitazione contribuiranno al riscaldamento) quando sulle piste da sci farà la sua comparsa il primo esemplare di “burski”, tuta integrale per sciatori integralisti approvata dall’imam al-Thoeni.

Immagino che d’autunno, al cader delle foglie, i boschi si animeranno di spettrali figure avvolte nel “burkagna”, l’indumento corretto per ramazzare marroni senza violare alcun precetto islamico e, in primavera, tutti nei campi col “burkagola”: le fragole così raccolte saranno così compatibili con panna, cioccolato e Corano. E con una polemica che, se non è di stagione, ormai sappiamo indigesta.

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