Rivoluzione d'ottobre

Rivoluzione d'ottobre

Scusate se mi occupo anch’io della questione relativa all’inizio della scuola, ma il sentir parlare di "primo ottobre" ha mescolato alcune parti nella mia memoria e non credo di potermi contenere oltre. Quando andavo a scuola - ed è stato un po’ prima dell’altro ieri - le operazioni di studio incominciavano invariabilmente il primo di ottobre. Per quanto se ne sapeva, per quanto noi scolari ne sapevamo, il primo ottobre era una data scolpita nella roccia. Caso unico, addirittura, il cui il cambio di stagione non veniva affidato ai capricci della natura ma imposto dall’uomo: fine dell’estate, inizio dell’autunno. Un cambio della guardia rigoroso e preordinato, un’avvisaglia del clima di disciplina al quale avremmo dovuto rassegnarci nei mesi a seguire. Che il primo ottobre fosse la data immutabile e insindacabile dell’inizio della scuola, lo faceva pensare un altro fatto: era il giorno di San Remigio e, guarda caso, gli allievi di prima elementare erano detti "remigini". Poteva essere una coincidenza?
Poi, un bel giorno, fu deciso che non era necessario far cominciare la scuola il primo ottobre, che il tutto poteva essere anticipato più o meno a metà settembre, in un giorno anonimo e quantomai ministeriale. Ebbi allora la netta sensazione di aver fatto una triste scoperta. E cioè che, nella vita, qualcuno era disposto a truccare le carte, in spregio a ogni solenne certezza. Adesso che, per ragioni economiche, vogliono riportare in auge il primo ottobre, capisco che avevo ragione da vendere.

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