Secondini a Wellington

Tentati (o costretti) a lasciare l’Italia per stabilirvi all’estero? Pare questa una possibilità niente affatto remota specie per le giovani generazioni. Naturalmente, faremo attenzione a presentare l’accadimento nei termini di una spinta a «fare esperienze nuove», mica come quegli straccioni che ci ritroviamo sulle coste i quali, con triste mancanza di iniziativa linguistica, continuano a dirsi in fuga dalle guerre e dalla povertà.

A noi, che non emigriamo ma viaggiamo, sarà forse utile visitare il sito ifitweremyhome.com, dove è possibile mettere a confronto l’Italia con qualunque altro Paese del mondo. Il confronto avviene innanzitutto su base geografica - le cartine dei due Paesi vengono sovrapposte per mostrare le dimensioni relative -, poi su una lunga serie di parametri: sanità, educazione, lavoro, reddito, consumi.

Facciamo un esempio pratico. Se decideste di emigrare in Thailandia, morireste in media 7 anni prima, avreste il 94% di possibilità in più di essere disoccupati e comunque guadagnereste il 66% in meno. Però avreste un 27% in più di bambini, anche se non saprei dire che aspetto abbia il 27% di un bambino.

Proviamo allora con la Nuova Zelanda, dove avreste il 48% per cento di possibilità in meno di essere disoccupati, ma il doppio di essere in galera. Forse potreste puntare a fare il secondino in Nuova Zelanda o, meglio ancora, a considerarvi cittadini del mondo e annullare le statistiche.

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