Segnali positivi

Chiudo il giornale e mi precipito in strada. Non c’è tempo da perdere. Non vorrei che, proprio oggi, si fosse presa una vacanza, oppure che avesse deciso di dedicare l’intera giornata ai suoi gatti, nel qual caso diventa del tutto inavvicinabile.

Grazie al cielo, no: eccola sulla sua panchina, vigile e meditativa, presente e lontana, serena e tempestosa. Soltanto la signora Malinpeggio riesce a essere tutte queste cose insieme.

«Signora!» grido, «Signora! Ha visto il giornale, oggi?»

«No, però ieri sera ho visto in tv un documentario sulle blatte».

«Non vedo il nesso».

«Peggio per lei».

«Dicevo del giornale. Oggi riporta, tanto per cambiare, alcune notizie positive».

«Quali?»

«Guardi qui. Lo spread è sceso sotto quota 100 punti. E l’Istat, per la prima volta da tanto tempo, prevede un aumento del Pil dello 0,1 per cento».

«Ce la faremo, secondo lei?»

«A far cosa?»

«A tenercelo tutto, lo 0,1 per cento. A me è rimasto un po’ di spazio in solaio, ma neanche tanto».

«È facile far dell’ironia, cara signora, ma i segnali sono segnali e questo, per quanto timido, come lo definiscono i commentatori, è un segnale positivo. Lei crede nei segnali positivi?»

«Ciecamente».

Questo mi lascia sorpreso. «Davvero?»

«Sicuro. Perché so bene che cosa accade ogni volta che spunta un segnale positivo».

«Sarebbe?»

«La gente va avanti un altro giorno, sopporta un altro poco, stringe i denti una volta di più. È a questo che servono, i segnali positivi».

«Davvero? E a nient’altro?»

«No: dimostrano che qualche volta i pessimisti come me hanno torto».

«Ah sì? E quante volte?»

«Lo 0,1 per cento delle volte».

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