Senza lavoro

La ricerca di un lavoro è ormai più che una missione impossibile: si tratta di una ricerca angosciante. Se l’impiego stabile è concetto da archeologia, i più si accontenterebbero di un pugno di certezze anche a corto raggio: un appiglio al quale aggrapparsi per incominciare, pur senza certezze sul percorso, la scalata della vita.

Tale e tanto è il bisogno di lavoro che la politica risponde da par suo, e cioè soprattutto con promesse. Appena l’altro giorno Donald Trump ha affermato che, da presidente degli Stati Uniti, sarà il «più grande creatore di posti di lavoro che Dio ha mandato in Terra». Un proposito ambizioso, espresso in termini un tantino esagerati, ma che va dritto ad affrontare le paure degli americani. Da noi, dove allignano le stesse paure, c’è chi ha usato parole non molto diverse.

Oggi scopriamo che tali promesse potrebbero essere effimere non solo perché, nel loro intimo, molti politici sono dei cialtroni. Creare posti di lavoro potrebbe rivelarsi un’impresa inutile, perché è il lavoro in sé a non voler più essere creato. Esso, infatti, ha sempre meno ragione di esistere.

Lo dice il signor Art Bilger, un esperto della Wharton School of Business all’Università della Pennsylvania: nel giro di 25 anni il 47% dei posti di lavoro potrebbe scomparire. Ciò sarebbe dovuto alla crescente meccanizzazione, la quale non riguarda più soltanto i lavori manuali, come accadeva in passato: a breve saranno meccanizzate, ovvero affidate a computer, anche le pratiche svolte da commercialisti, avvocati, insegnanti , medici. In un’analisi del gennaio 2014, la rivista The Economist sosteneva che «nessun governo è pronto ad affrontare le conseguenze del progresso tecnologico». Non risulta che, tre anni dopo, le cose siano cambiate.

Como Bilger fa notare, indietro non si torna: il “genio” tecnologico è uscito dalla bottiglia e non c’è modo di rimetterlo dentro. Forse dovremmo prepararci a un incontro pericoloso, che potrebbe annientarci: affrancati dalla millenaria schiavitù del lavoro, ci troveremo finalmente faccia a faccia con noi stessi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA