Siamo fortunati

Naturalmente oggi non c'è altro argomento che Parigi e tuttavia Parigi, si capisce, è argomento impossibile. Dopo aver visto quel che si è visto, sentito quel che si è sentito e letto quel che si è letto, non c'è modo di tornare sull'accaduto senza essere scioccamente verbosi. Ci vorrebbe, ecco, un grande poeta capace di leggere nei cuori – in tutti i cuori -, ma anche egli, o ella, avrebbe bisogno di tempo, di aria fresca, di un intervallo di pace per chiarirsi le idee.

A me pare che ci sia una cosa sola rimasta da dire a tutti quelli che, su Parigi, vanno esprimendo la loro confusione e il loro timore: ricordiamoci sempre che, pur nell'infinito lutto, siamo fortunati. Apparteniamo a un Occidente sgangherato, politicamente in crisi, instabile, corrotto e perfino decadente. Eppure, con noi la mattina si svegliano valori che il resto del mondo non ha. Viene la tentazione, oggi, di concentrarsi sulle opinioni che ci dividono, ma è un errore: più cose ancora ci uniscono. In queste ore, sui social, gli uni attaccano gli altri a colpi di “Fallaci” e di “buonisti”, gli altri replicano agli uni al grido di “sciacalli” e di “vergogna”. Non c'è colpa in queste sventatezze, in queste distrazioni: solo modi diversi di esprimere la stessa paura. Non vedo colpa perfino nei mediocri politici che, occupando abusivamente il piedistallo di statisti, diffondono sussiegose ricette e alimentano il proprio interesse: col tempo il pensare in termini di rendita politica diventa automatico e perfino inevitabile.

Molto più importante è il nostro pensare, il nostro agire quotidiano da occidentali o, se preferite, da umani intimamente liberi: la decenza spicciola, la capacità di indignarci, l'impulso a esprimere le nostre idee e, soprattutto, il ricorso sistematico alla ragione, alla razionalità. Chiudiamo gli occhi davanti a tanti errori, è vero, tolleriamo troppe contraddizioni, ma in noi brilla ancora, nonostante tutto, una luce. Lo dico oggi, quando sembra offensivo e ridicolo: siamo fortunati. E ce lo meritiamo.

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