Sogni duri

Qual è l'ultimo sogno che ricordate di aver fatto? Non parlo di sogni a occhi aperti, via via più frequenti oggi che la realtà si è resa gradualmente più dura e frustrante. Parlo di quelli classici, che si fanno nel sonno e che Freud invariabilmente interpretava come desideri a sfondo sessuale.
Ricordare l'ultimo sogno potrebbe essere curioso (o addirittura utile) alla luce di un nuovo studio che cerca di chiarire non tanto le cause della bizzarra attività cerebrale, ma le ragioni.

Perché sogniamo? La domanda ancora non ha una risposta definitiva, forse neppure esiste una ragione specifica del lavorìo onirico. Ogni teoria è dunque buona e quella proposta dallo studio di cui sopra va pertanto presa in considerazione: i sogni servirebbero a prepararci alle sfide della realtà. In altre parole, i sogni sarebbero per noi quello che i simulatori di volo sono per i piloti aeronautici. Essi ci presentano delle situazioni in cui dobbiamo cercare di destreggiarci. Se non ce la facciamo, niente paura: dopo tutto siamo nel nostro letto. Intanto, l'esperienza sarà servita.
A questa conclusione lo studio è arrivato dopo aver interrogato un buon numero di studenti da poco impegnati in un difficile esame.

Ne è risultato che il gruppo di chi ha dichiarato di aver sognato l'esame prima di svolgerlo nella realtà aveva, in media, volti più alti del gruppo di chi, invece, l'esame non l'ha sognato affatto, accontentandosi di fantasticare nel sonno di stewardess svedesi o ballerini cubani. Dunque, l'esame "virtuale" offerto dal cervello durante il sogno avrebbe contribuito a migliorare il risultato di quello ottenuto nella realtà.
Dubito che i ricercatori riusciranno a provare questa relazione al di là di qualunque dubbio. Credo poi che un gruppo di ricercatori altrettanto motivato potrebbe riuscire a provare che il rapporto tra sogni e realtà è del tutto diverso. Potei sbagliare, ma sono sempre più convinto che la realtà in cui viviamo di giorno serva soltanto a prepararci ai tremendi incubi che ci aspettano la notte.

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