Tra noi e l’infinito

La stampa ha annunciato che il presidente Usa Trump ha scelto il nuovo capo della Nasa, l’ente governativo spaziale. Si tratta di un Repubblicano dell’Oklahoma e già queste credenziali fanno capire che non è uno scienziato o un tecnico. Trattasi invece di un politico, e di quelli che Trump mostra apertamente di apprezzare: bianco, robusto, di mascella solida e perfettamente rasata.

Qualcuno potrebbe osservare che la direzione di un ente super-scientifico come la Nasa spetterebbe a uno scienziato, piuttosto che a un politico. Sarebbe come se - è un paradosso, ovviamente! - da noi qualcuno affidasse la sanità a candidati trombati e non a medici o ricercatori. Benché impeccabile col Gillette, Jim Bridenstine, questo il nome del prescelto, potrebbe dunque non essere all’altezza del compito.

E invece no, perché il suo compito principale non sarà decidere come la Nasa procederà con l’esplorazione/osservazione dello spazio. Bridenstine, invece, è lì per assicurarsi che la suddetta esplorazione/osservazione avvenga a vantaggio soprattutto del privato. In questo senso egli potrebbe in effetti influire sul programma spaziale: spingendolo verso lo “sfruttamento” delle risorse (per esempio i minerali lunari) piuttosto che verso la ricerca pura (la missione per portare l’uomo su Marte). Staremo a vedere, senza pregiudizi. Purché non gli venga in mente di tirar su, a imitazione del suo capo, un muro tra noi e l’infinito.

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