Troppo Pepe

Il fenomeno - non so come definirlo altrimenti - si è ripetuto nelle scorse ore alla notizia dell’assassinio della povera Jo Cox, deputata laburista impegnata per i migranti, colpita, a quanto pare, da un fanatico “suprematista bianco”.

Ancora una volta, scavando e riscavando, i media sono riusciti a corredare la notizia, già fortissima, di un risvolto polemico quanto fastidioso: il “tweet” offensivo di Bartolomeo Pepe, eletto al Senato tra i 5 Stelle e ora confluito nel Gal (“Grandi Autonomie e Libertà”), gruppo parlamentare dal quale tutti ci aspettiamo grandi cose, tipo che si tolga dai maroni il prima possibile.

Pepe ha scritto un “tweet” stupido che non degnerò di “retweet” neppure da questa modesta tribuna, anche perché il punto è un altro: prima di pubblicare le parole di Pepe, i media di cui sopra si sono chiesti in che proporzione stanno con l’omicidio di Jo Cox, con il problema dei migranti e con le conseguenze della Brexit, il referendum che fa da sfondo al delitto? Non credo. Se l’avessero fatto, si sarebbero resi conto che il Pepe-pensiero non ha alcun rilievo in questo scenario. Egli è libero di esprimerlo (anche se spurgarlo è il verbo più giusto) ma i media non hanno alcun obbligo stabilito di raccoglierlo e di rilanciarlo. Invece lo fanno, perché l’odio e la stupidità formano un impasto che attira attenzione e guadagna lettori.

Di solito, i giornalisti guardano ai leader dei movimenti più “estremi” perché dicano qualcosa di provocatorio. Se ciò non accade, scendono nelle pretese fino arrivare ai Pepe e ai Taormina. Mi chiedo se sia giusto e salutare, e in che modo contribuisca all’informazione. Qui non si tratta di contestare, come diceva Eco, il «diritto di parola agli imbecilli», tutt’altro: la questione è fino a che punto i media questa “parola-imbecille” hanno il diritto-dovere di rilanciarla. Lasciar parlare è fondamentale, diffondere no. Compito dei giornali è proprio quello di scegliere: con giudizio, cuore, sensibilità. Sbagliando, i media temono che l’informazione non basti. E allora ci aggiungono Pepe.

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