Tuttoguff

Tuttoguff

Dovremmo deciderci una buona volta - noi italiani, dico - a farla finita con questa storia dello sport: non è roba per noi. La parola stessa non ci appartiene: è un’intrusa nel vocabolario. Il concetto che esprime, poi, neanche a parlarne. Lo hanno dimostrato i tifosi della Lazio; di fronte alla scelta se augurarsi una vittoria della loro squadra o una sconfitta di quella rivale, non hanno avuto esitazioni: meglio la sconfitta degli antagonisti. Poiché i laziali non sono alieni, ma italiani, è lecito supporre che i tifosi delle altre squadre, nella medesima condizione, avrebbero fatto la stessa scelta.
Dunque, basta sport per noi. Lo sport esige una mentalità diversa. Noi - forse perché figli di una storia fatta di campanili, machiavellismo e chissà cos’altro - questa mentalità non ce l’abbiamo. Lo sport andrebbe sostituito con altro: io propongo il "guff". Il termine deriva dal verbo "gufare" noto tra gli (ex) sportivi come quel sistema di superstizioni, preghiere, invocazioni e sortilegi teso a concentrare sulla testa dell’avversario la nube della sconfitta. Una volta riconosciuto che il "guff" è ciò che fa per noi, il più è fatto. Basterà cambiare i nomi delle testate più popolari in "La Gazzetta del Guff", "Corriere del Guff" e, a Torino (neh?), il "Tuttoguff". Perfino il medico ci consiglierà di praticare del "guff": «Perché, dottore? Dice che mi farà bene alla salute?» «No, ma può darsi che faccia male a qualcuno che le sta sui coglioni».

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