Un altro incidente

mancherà tutto, in questo Paese, ma non gli investigatori. Laddove accade qualcosa di losco o di vergognoso, possiamo essere certi che, trascorso giusto il tempo necessario per la trasferta, sarà tutto un pullulare di detective, ispettori, esperti, tecnici. Dietro a questi, la solita pattuglia dei giornalisti, pronta a raccogliere ogni loro parola e a rilanciarla, così che l’opinione pubblica resti rassicurata: «I responsabili saranno presto individuati».

È accaduto anche ieri, alla scoperta che nell’ospedale di Nola (Napoli) alcuni pazienti, in queste giornate di gelo, sono stati curati su materassi e coperte buttati per terra. In un battibaleno, medici e malati si sono trovati circondati dagli investigatori.

Ha scritto l’Ansa: «I carabinieri del Nas sono stati inviati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin all’ospedale di Nola dopo le denunce sulle condizioni in cui sono stati accolti, su materassi per terra, alcuni malati. I Nas dalle ore 10 di questa mattina sono nel nosocomio a controllare quanto accaduto».

Non vorrei dare l’impressione di far dell’ironia sul compito, e sul ruolo, di chi interviene per accertarsi come e perché sia stato compiuto un malaffare e chi ne sia responsabile. Tale intervento è necessario e doveroso. La mia è soltanto un’impressione generata dal continuo, compulsivo ripetersi di questi sguinzagliamenti investigativi: chi vorrebbe vivere in un Paese nel quale all’essenziale e all’umano - vedi alla voce sanità, ma non solo - si provvedesse con un minimo di lungimiranza, deve invece constatare che tra la realtà e la sua aspirazione c’è uno scarto temporale.

Siamo come passanti che si affollano intorno alla scena di un incidente stradale: allunghiamo il collo per vedere se per terra è rimasto qualcuno e assistiamo i carabinieri che prendono misure e raccolgono testimonianze. Ma intanto l’incidente c’è già stato e, quel che è peggio, nel frattempo se ne prepara un altro.

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