Un gioco diverso

Se ve la sentite, oggi potremmo fare una passeggiata nel territorio del politicamente scorretto. Partendo da questa notizia, che trascrivo di peso dall’agenzia Ansa: «Da 0 a 100 km/h in meno di 2 secondi, 1,779 per la precisione, ottenendo anche un Guinness dei Primati. Non è una Formula 1, né un’auto da rally o una “barchetta” di Le Mans, bensì un prototipo progettato e costruito da una squadra di studenti tedeschi, per la maggior parte futuri ingegneri dell’università del Baden-Wuerttemberg. La cosa più interessante è che si tratta di un’auto elettrica, una monoposto per la precisione, che il Greenteam ha chiamato Mini Flitzer E0711-5».

Perché il fatto di cui sopra dovrebbe spingerci a un pensiero un poco “colpevole” è presto detto: l’auto elettrica, benedetta e mai abbastanza diffusa sulla strada, non può e non potrà mai essere un credibile bolide da corsa. Le manca il rumore o, se preferite, la voce. Gli appassionati di motori, quelli che a Monza comperano il cd con il suono del 12 cilindri Ferrari, direbbero: «La musica». Ho visto in tv gare per auto elettriche: il ronzio irreale nel quale si svolgono toglie loro l’aura di eccitazione, ovvero quel misto di pericolo, ingenuità e ribalderia che, per gli adulti rimasti bambini, costituisce il “bello” delle corse. Quindi, per arretrato, scorretto, sporco e anti-ecologico che sia, le corse di auto dovranno sempre rombare e anche a più non posso.

Per lo stesso motivo, il calcio femminile rimane purtroppo popolarissimo solo tra chi lo pratica e in quelle nazioni in cui la cultura del pallone è più recente e pertanto costruita su fondamenta diverse. Le nostre fondamenta lo vogliono invece sport ben poco olimpico e molto viscerale, civile quel tanto che basta ma soprattutto ludico, un po’ selvaggio e perfino ormonale. Con il passare degli anni le scuole, la pratica e l’educazione riusciranno a rendere ininfluente il “gender” del pallone Sarà allora un gioco diverso. Migliore, probabilmente. Ma diverso.

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