Vagabondi in galera

Dice l’Ansa che da Venezia e dal suo sindaco Luigi Brugnaro vorrebbe partire una raccolta di firme a livello nazionale «a supporto di una proposta di legge per la sicurezza e il decoro delle città».

Una volta approvata a furor popolare, la legge consentirebbe di «agire sulle situazioni di tutti i giorni, sulle piccole cose: maleducazione, ubriachezza, imbrattamenti, dando maggiori poteri penali ai giudici di pace, con la detenzione sino a 10 giorni in camere di sicurezza».

Sbaglierò, probabilmente, ma la legge ventilata dal sindaco Brugnaro mi ricorda le azioni intraprese nella vecchia (e forse anche nella nuova) America contro il “loitering” che, secondo definizione, sarebbe «l’atto di sostare in un luogo pubblico per un prolungato periodo di tempo senza alcuno scopo apparente». Il “loitering” è ancora illegale in vari Stati e può facilmente condurre a trascorrere la notte in prigione, come accadeva a Charlot nelle sue classiche comiche del muto.

Lungi da me, definire “comica” l’iniziativa del sindaco di Venezia anche perché,a ben guardare, essa rappresenta un compromesso mitigante rispetto ai ben più vigorosi provvedimenti che i cittadini lagunari vorrebbero veder applicati a chi si abbandona al “loitering”. Se i commenti sul sito Ansa possono essere considerati specchio dell’opinione pubblica veneziana, o almeno di una sua parte significativa, c’è poco da star tranquilli a vagabondare per campi e calli: « Una bella scarpata nel culo e via a piedi uniti (legati) nel Canal Grande - scrive un lettore - . POI, ma solo dopo, 10 giorni di gattabuia. Non solo bisogna punirli, devono aver PAURA di riprovarci». L’uso del maiuscolo è evidentemente già inteso a intimorire.

Non concluderò la rubrica con uno stucchevole invito alla tolleranza, chiosa tanto banale quanto inutile. Piuttosto, invoco un deciso impulso per l’edilizia carceraria. Più celle per chi mendica ma gattabuia anche per chi, polpastrelli sulla tastiera, fa in Rete del fastidioso “loitering”.

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