Giù dalla passerella, la vita è più dura

Giù dalla passerella, la vita è più dura

Il problema è quando si scende dalla passerella. Le modelle da una parte. Gli abiti dall'altra. Fine dello spettacolo. Inizio della vita reale.
Le modelle si scioglieranno i capelli, si leveranno il trucco, sfileranno i tacchi e l'unica cosa che manteranno è la loro magrezza.
I vestiti finiranno nelle boutique degli stilisti che li hanno creati. E poi, grazie a quegli omaggi (copie) sempre più numerosi, invaderanno catene low cost, bancarelle del mercato e grandi magazzini.
Il punto è: se neppure le modelle, sottratte al team di truccatori, parrucchieri, sarte e perfino elettricisti che hanno sistemato al meglio le luci sopra le loro teste non saranno più le stesse delle sfilata, come potranno le persone normali diventare come le modelle in passerella solo indossando un abito?
E' questa la selezione naturale tra il capo nato per fare spettacolo e quello che arriverà davvero sulla strada. A volte non basta neanche una bellissima come Cristina Parodi a far rivivere la magia di un Blumarine anni Cinquanta nero, spruzzato di mimose gialle. Soprattutto se sotto si infila un dolcevita nero per tenere caldo alle braccia.

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