La tassa sulla Coca non fa dimagrire

La tassa sulla Coca non fa dimagrire

Avesse tassato solo la Pepsi o la Fanta o il Chinotto o la Sprite, nessuno avrebbe detto nulla. Tanto bevono quasi tutti la Coca anche in Francia. Invece Sarkozy ha toccato anche la regina delle bibite, e c’è stata l’insurrezione.
Ora, ammesso che un euro in più sia un deterrente sufficiente a far convertire i francesi all’acqua (che da loro, tanto, costa quasi come le bibite gasate), ma allora non doveva tassare anche il fois gras, il Brie, il Camember egli altri formaggi grassi grassi grassi così amati nel suo Paese? E il latte? Fa ingrassare anche quello. Per non parlare del vino e degli alcolici, che andrebbero tassati di base per evitare l’alcolismo giovanile.
Altrimenti finirà che i francesi potranno ingrassare come gli pare, ma non con la Coca Cola. Oltretutto, un anno fa, avevano anche tentato di far credere agli italiani che loro erano più magri di noi. E indicavano il modo di piluccare (formaggio e alcol) delle madame come il modo di restare in forma. Ora si scoprono un Paese di grassi. E Sarkozy corre ai ripari.
Sembra uno di quei pediatri italiani - e ce ne sono tanti - che contano i bambini grassi in Italia (uno su tre dicono le statistiche) e poi fa impazzire anche le mamme dei magri con diete inflitte già a 6-7 anni, mentre i veri bimbi obesi vanno avanti a metter su chili. Per non parlare dei dietisti dell’Asl che razionano le porzioni delle mense dove, se le statistiche sono esatte, due bambini su tre sono magri e quindi potrebbero mangiare anche un po’ di più. La morale è che non si ragiona con le tabelle in mano. Ma con il buon senso. Che forse richiede più tempo e impegno di una tassa sulla Coca Cola.
[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA