Michelle è speciale, ma con gli short proprio no

Michelle è speciale, ma con gli short proprio no

Fossero stati due dita più lunghi, bianchi, di cotone, con il risvolto, portati con un mocassino o un infradito fatti a mano, beh, forse allora l’avrebbero perdonata. Ma erano grigi, sgualciti, con le scarpe da tennis, così poco first lady, così tanto «aspettami che arrivo ora dalla spiaggia», che l’hanno condannata. Anche chi ha ammirato gli abiti giallo canarino, i tailleur viola e i tubini fucsia di Michelle Obama ha storto il naso per la sua mise così poco adatta a scendere dall’Air Force One. Lei è nera, bella e statuaria, è vero. Se ne frega dei dettami Jacki O’. Non vive rimpiangendo il passato e non vuole assomigliare a nessuna delle donne che l’hanno preceduta, ma quei pantaloncini poteva anche sceglierli meglio. Così, tanto per restare inattaccabile anche da quelle che dicono che l’eleganza è morta e lo stile tramontato e che non si è mai vista una first lady che mostra i quadricipiti a quel modo.
Doveva andare a camminare nel Gran Canyon, d’accordo, ma il suo abbigliamento così poco curato è piaciuto solo al 57 per cento degli americani, che è già tanto, ma resta sempre l’altra metà, quella composta da gente che non sbaglia camicia e scarpe neanche in agosto. Non ci sono più le first lady di una volta e qualcuno esclama «per fortuna», lei è così, spontanea e disinvolta. Non sta vestita da sera per andare a passeggiare e non si abbassa gli orli se si sente osservata.
Del resto il suo premio Michelle l’aveva già avuto. Era appena stata inserita tra le più eleganti della Bibbia della moda Vanity fair. Se le gambe al vento le hanno fatto fare uno scivolone, è stata brava a cadere dopo che la giuria aveva votato.

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