Schwazer, quando il baro è più onesto degli altri

Schwazer, quando il baro è più onesto degli altri

Più che per vincere sembra l'abbia fatto per perdere. Alex Schwazer si è dopato per uscire da un incubo. Voleva liberarsi da se stesso o almeno dall'immagine che gli altri avevano di lui. Voleva dire addio alla vita da marciatore. L'Epo non era la via per vincere. Ma il modo per scrollarsi di dosso l'ossessione di essere più bravo, cancellare per sempre la fatica della marcia, far tacere tutti quelli che credevano in lui e lo volevano vincitore. Voleva dire addio all'atletica e trovare un lavoro normale. Di quelli che ti appassionano, ma quando arrivi a casa trovi la tua fidanzata tutte le sere e tuo papà non lo vedi solo due volte all'anno. L'ha detto in lacrime, come un bambino. Con quelle dita lunghe e sottili incollate alla faccia. Ha parlato senza fermarsi e senza freni come solo gli onesti sanno fare. Ha confessato tutto nascondendosi gli occhi, prendendosi anche più colpe del dovuto. Perché alla fine un ragazzo che crolla così mette in crisi gli altri e sposta il dito degli accusatori contro se stessi.
Ha sbagliato, l'ha ammesso lui stesso. Ma lo sbaglio è stato  quello di non farsi ascoltare prima. Di non aver urlato: basta io non marcio più. Era quello il messaggio che voleva lanciare e non ha trovato altro modo che distruggere la sua immagine e se stesso.
Ora è libero. Ed è l'unica cosa che voleva. Non vincere le Olimpiadi barando, come fanno i furbi. Che non si comprano i farmaci sul web ma fanno le cose alla grande. E quelli sì che sono capaci di non farsi beccare.

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