Sedici anni al Gran Marnier

Sedici anni al Gran Marnier

Hanno sedici anni. Stanno per andare a una festa. Baciano la mamma. Salutano il papà. Scendono dalle auto per salire su un autobus prenotato apposta per portarle in discoteca.
Appena salgono. La trasformazione. Dagli zaini escono vestiti che sono sono solo veli con una cintura. I visi vengono coperti di fard, ombretto e rossetto. La timidezza dei sedici anni viene scacciata via a sorsi di Gran Marnier e vodka. E quando i trenta chilometri del tragitto casa discoteca, alle 10 di una sera qualsiasi, sono stati percorsi, la trasformazione è già in corso. Scendono scoperte dei loro quattro veli, i capelli piastrati, il trucco e le unghie infinite come i tacchi. Scendono facendo scattare l'accendino che brucia uno spinello. Andranno avanti così fino alle quattro del mattino, ad alcol e fumo, fino a quando stravolte dallo sballo si ripresentano alla porta del bus. Qualcuna vomita subito. Qualcuna costringe l'autista a più fermate.
Quando il ritorno è avvenuto. Sul piazzale dove l'autobus si ferma ci sono i fari delle auto dei genitori che le riporteranno a casa avvolte in una nuvola di profumo, sudore, fumo, alcol, vomito. Quel che succede da quel punto in poi nessuno lo sa. Se i genitori faranno a finta di non vedere. O se grideranno. O se difenderanno quelle figlie stordite da litri di Gran marnier per non affrontare la noia di una sera in discoteca a 16 anni.
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