Un signore ostinatamente educato

Un signore ostinatamente educato

Al semaforo impossibile, lo osservo. Per me quell'impianto testardo significa attesa pesante, ma per il pedone anche peggio. Il verde per lui non scatta quasi mai, in quell'incrocio tempestoso, e per esperienza so che quando finalmente arriva il via libera, attraversare resta un terno al lotto.

Il signore fermo sul marciapiede è educato. Con i suoi vestiti sistemati da un ordine e da una sobrietà di altri tempi, sembra quasi dipinto in quell'angolo di mondo tra gas e lamiere. Con diligenza, osserva il semaforo che non lo invita a prendersi il suo spazio, e non si fa sfuggire un sospiro.

Gli hanno insegnato a rispettare le regole, così obbedisce ostinatamente. Senonché lo sfiora forse un pensiero, quell'ufficio che chiude, la moglie che lo aspetta, il nipotino che tra poco esce da scuola, e commette questo atto di ribellione: scende dal marciapiede, dopo aver scrutato a destra e sinistra, perché non può più attendere.

E negli occhi quasi una sensazione di colpevolezza, che si attenua solo quando arriva una macchina e l'automobilista protesta: come se ottenere la punizione, alleviasse la preoccupazione per aver disatteso una regola e molto di più.

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