Zafferano che passione!
La rivincita di territorio e storia

Cresce la produzione della spezia base del risotto lombardo. L’esperienza di un progetto avviato a Varedo

Rispettare è anche riscoprire l’ambiente, la natura, i campi, le loro produzioni. E tra queste spicca un prodotto molto “lombardo”: lo zafferano base del risotto lombardo e alla monzese. Come ricorda il sito www.fabiofimiani.it «è stata una bella annata per lo Zafferano di Milano. Il raccolto è stato buono, e le nuove iniziative stanno diffondendo le coltivazioni e la cultura dei profumati e saporiti stimmi rosso porpora.

E’ proprio questa la base del progetto di Zafferanami, che attorno ai piccoli campi dai bellissimi fiori viola chiaro, a Varedo, nel Parco del Grugnotorno, sta creando una comunità».

Tra la metà di ottobre e la metà di novembre in molti sono andati a raccogliere una giornata i boccioli ancora chiusi, un paio d’ore di lavoro all’alba, poi un altro paio a estrarre delicatamente gli stimmi, fino a coloro che stanno apprendendo le tecniche di coltivazione.

«Il centro - spiega il sito - ovviamente sono i soci della piccola società agricola, nata dopo le prime esperienze associative. Le collaborazioni e i progetti si moltiplicano, da quello con la cooperativa i Sommozzatori della Terra su un terreno dell’ex ospedale psichiatrico Canton Mombello di Limbiate, a quello per creare una rete, probabilmente una cooperativa, tra coloro che hanno partecipato ai corsi per la coltivazione. Tutto questo riuscendo a incrementare ulteriormente le tecniche di produzione e la qualità dello zafferano, quella che hanno fatto appassionare anche lo chef Davide Oldani e i giurati di Giallo Milano, il concorso per il miglior risotto alla milanese».

Questa esperienza sta accadendo a Varedo e dintorni, a poca distanza dalle ciminiere dell’ex stabilimento chimico abbandonato della ex Snia, nel centro del paese, e le aree verdi del Parco del Grugnotorto.

«La produzione nella provincia di Milano fino a due generazione avveniva solo negli orti, e se ne stava addirittura perdendo la memoria, mentre adesso sta creando reddito, cultura, coesione e conservazione di una piccola parte del paesaggio agricolo della Brianza, spesso irriconoscibile per l’estensione dell’area metropolitana, la città infinita del centro della Pianura Padana».

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