"Pacta sunt servanda", ma non da parte del Pd. Dopo aver bruciato due candidati a Presidente della Repubblica, Marini e Prodi, porta il governo alla deriva. Il Pd ha ereditato dalla peggiore Dc non solo i suoi arnesi di sinistra (i catto-marxisti) ma anche i metodi di lotta fratricida: tradimento, mancanza di parola, pugnalate alle spalle, irrisione degli accordi. La bocciatura per ben due volte seguita dalla elezione per un sol voto di maggioranza (13 a favore, otto astenuti e quattro contrari) di un esponente del Pdl da parte del Pd a presidente della Commissione Giustizia come da accordi tra i due partiti rappresenta un ulteriore prova dell'inaffidabilità del Pd. Che non voleva le larghe intese e se ne vendica.
Carlo Passarotti
Sulla presidenza della commissione giustizia al Senato aveva ragione il Pdl. Se c'è un'intesa, la si osserva. Ma il problema è che non c'è un'intesa nel Pd. Ecco perché, invece d'affidarsi a un reggente di nessuna autorevolezza, il partito dovrebbe andare al più presto a congresso ed eleggere un segretario vero. Poi pensare all'anticipo elettorale, che comunque ci sarà.
Questione di mesi, al massimo di un anno. Non esiste neppure il pericolo che una crisi di governo venga a disturbare il rinnovamento interno. Berlusconi, sia pure in presenza di condanne giudiziarie, non affonderà l'esecutivo. Non c'è sua indicazione che sia rifiutata da Letta, perché mai rompere tutto? Il governo delle larghe intese svaporerà quando si uscirà dalla stretta della riforma elettorale, i sondaggi gratificheranno vieppiù il centrodestra e il centrosinistra si deciderà finalmente a giocare la carta Renzi. Che dei sondaggi può farsi beffe.
Max Lodi
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