Napolitano, Squinzi di Confindustria, Camusso e i sindacati, Draghi e l'Europa, non passa giorno senza un appello per rimettere in moto il mondo del lavoro e rilanciare l'economia. Il governo Letta purtroppo è ancora fermo; pur avendo una larghissima maggioranza, niente. Nessuna proposta di legge, solo problemi di sottosegretari, commissioni e presidenze; ogni giorno che passa sono posti di lavoro in meno e mesi che perdiamo. Bisogna riequilibrare il sistema per fermare il declino e far ripartire la locomotiva Italia. Ai nostri economisti il compito di trovare il modo, o farci raggiungere dalla Cina o cercare di prendere la Germania.
Gianfranco Longhi
La verità è che Pdl e Pd, per ragioni di opportunità, non possono fare a meno di questo (inutile) governo. Almeno per ora. Sanno che non risolverà i problemi del Paese, ma è uno scudo ai loro problemi. Al Berlusconi condannato e inquisito, per esempio, fa comodo essere l'azionista di riferimento dell'esecutivo (l'azionista di riferimento appare lui, più che un Pd decapitato). È un ruolo che esercita una naturale influenza oltre i confini della politica. E al Partito democratico fa comodo tirare avanti mentre cerca di non tirare le cuoia. Prima verrà la reggenza, poi il congresso, infine il nuovo segretario: i tempi non saranno brevi, e durante questi tempi va bene che Letta stia dove sta. Quanto alle possibilità d'operare per un effettivo cambiamento, erano e restano pochissime.
Ma qualcosa, a parte misure di sostegno all'economia, si potrebbe fare subito: la riforma della legge elettorale. Eppure non si fa. È l'esemplare dimostrazione d'un voluto immobilismo.
Max Lodi
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