«Via la casetta sul lungolago»
La Provincia ordina lo sgombero

Villa Saporiti ipotizza la violazione delle norme paesaggistiche. «Entro Ferragosto il chiosco dev’essere rimosso»

Entro Ferragosto la casetta in legno sulla passeggiata “Amici di Como” dev’essere portata via, altrimenti sarà smontata d’ufficio. Sembra un déjà vu la lettera recapitata tra giovedì e venerdì al Consorzio Como Turistica e alla Chops srl, società proprietaria del contestato chiosco, nella quale si intima un «ordine di ripristino dello stato dei luoghi» e si ipotizza la possibile violazione delle norme paesaggistiche.

Ma se il primo ordine era arrivato dal Comune di Como, questa volta a formalizzare il provvedimento è l’Amministrazione Provinciale.

Per comprendere l’ultima puntata di questa incredibile telenovela estiva è necessario fare un passo indietro. E tornare allo scorso aprile, quando il Consorzio Como Turistica prima e la società Chops srl di via Giulini - la stessa proprietaria, tra l’altro, del ristorante “Il pinzimonio” in centro città - presentano una richiesta di occupazione di suolo pubblico sulla passeggiata del lungolago sistemata dagli Amici di Como, allo scopo di realizzare uno “street food lariano” in concomitanza con l’Expo.

Il 29 aprile il Comune concede il via libera, notificato il giorno dopo, e contestualmente la casetta viene montata, senza peraltro nessuna ulteriore comunicazione agli uffici di Palazzo Cernezzi. Il 30 aprile il Comune ci ripensa, anche perché ipotizza «profili di incompatibilità paesaggistica» e apre un procedimento che porta - il 12 maggio - all’annullamento della concessione. Viene intimato quindi lo sgombero dell’area. Dopo una serie di ultimatum rimasti inevasi il 4 giugno il Comune interviene per rimuovere il manufatto in legno, in una giornata di grande tensione. Nel corso della quale il professionista incaricato di procedere alla rimozione, Riccardo Ballerini (amministratore di una società le cui quote sono di proprietà di uno dei referenti della Chops, Bruno De Benedetto) non si presenta («mi sono consultato con il mio avvocato e mi ha detto che avrei commesso un reato» aveva spiegato), costringendo il Comune a smontare la casetta nottetempo.

Il 25 giugno nuovo colpo di scena: il Tar sospende l’annullamento del Comune. L’avvocato della Chops , Massimo Ambrosetti, chiede di ottemperare all’ordinanza dei giudici amministrativi. L’8 luglio, nel cuore della notte, la casetta viene rimontata senza che Palazzo Cernezzi avesse dato il via libera. Lavori di montaggio bloccati dai carabinieri dell’ispettorato del lavoro per una serie di mancanze in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Da allora il chiringuito è chiuso. La Provincia ha dato due settimane al Consorzio Como Turistica e alla Chops per rimuovere la casetta in quanto realizzata in «un’area soggetta a vincolo paesaggistico» senza alcuna autorizzazione al riguardo. L’ordine di sgombero - firmato dal dirigente del settore territorio Luigi Burti - è stato anche inviato per conoscenza alla Procura di Como, che su questa telenovela lariana ha già aperto almeno un fascicolo d’inchiesta.

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