"Klondike" sul Lario
Un giro da 5 tonnellate

In trenta nei guai per un'inchiesta della Guardia di finanza su un maxi riciclaggio di metalli preziosi. Tutto inizia da un controllo della Guardia di finanza di Como che trova 30mila euro in contanti e un documento per il trasporto di 60 chili di argento sull'auto di un dipendente di una Fort Knox ticinese

COMO - È una classica giornata afosa di piena estate, il 29 luglio 2008. Riccardo Borella, 27 anni di Uggiate Trevano, dipendente di una delle Fort Knox in terra ticinese, la Argor-Haraeus, vede una pattuglia della guardia di finanza che lo fa accostare ai lati della strada. I finanzieri gli trovano 30mila euro in contanti e un documento per il trasporto di 60 chili di argento: tutto sequestrato. Sembra un normale controllo, destinato a sfociare in un "banale" fascicolo, e invece è l'inizio di un'inchiesta dai numeri clamorosi. Al punto da portare i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Como a scoprire, e contestare, a una trentina di persone un giro illegale di metalli preziosi (soprattutto oro) pari addirittura all'1% dei lingotti conservati nei caveau della Federal Reserve americana, a Manhattan.
Oltre 5 tonnellate d'oro: a tanto ammonta, secondo gli investigatori (coordinati dal pubblico ministero MarianoFadda, titolare dell'inchiesta), il traffico da capogiro ordito in appena due anni tra Italia e Svizzera e transitato attraverso le nostre dogane. Un flusso illecito che coinvolge - nella lettura degli inquirenti - spalloni comaschi, imprenditori e aziende di Chiasso, Mendrisio, Balerna, Cavenago Brianza, Milano, Genova, Roma, Arezzo e Valenza Po, e che ha portato le fiamme gialle a mettere le mani su quasi 150 chili d'oro e su oltre 270mila euro in contanti.
Il filone - sul modello di quelli che hanno reso celebre il Klondike - scoperto dagli uomini della tributaria ha portato a blitz clamorosi, soprattutto tra il settembre di due anni fa e il gennaio successivo. Il 25 settembre 2008, a Binasco, accanto all'autostrada, i finanzieri sbucano dal buio del parcheggio di un fast food mentre due uomini, appena scesi da altrettante auto, si stringono la mano. Si tratta di Felice Soldo, 46enne di Valenza Po legato a un'importante società di metalli preziosi nella terra degli orafi, e di Danilo Brignoli, 60enne di Monguzzo, sulla cui auto, in un doppiofondo, viaggiano 53 chili d'oro, tra lingotti, fogli e monete. Il carico, secondo i successivi accertamenti delle fiamme gialle, proverrebbe da una società di Roma. Passano pochi giorni e, il 2 ottobre, l'autostrada torna protagonista dei viaggi d'oro: questa volta si tratta del Casello di Melegnano, dove Nello Raisi, milanese di 64 anni, viene intercettato con 9 chili di oro in lingotti e monete nascosti a bordo della sua auto. La settimana successiva i finanzieri di Como intervengono sulla Milano-Genova, all'altezza di Castelnuovo Scrivia. Siamo al 9 ottobre e a essere costretto a consegnare venti chili d'oro alle forze dell'ordine è Martino Oliva, di Milano. Il piccolo tesoro proviene - secondo gli investigatori - da un banco metalli di Valenza Po. L'inchiesta imbocca una nuova strada e nella lettura di procura e tributaria si apre uno scenario inedito: non già esclusivamente oro di contrabbando proveniente dalla Svizzera, ma un giro più complesso. Oro acquistato dai negozi di compravendita, quindi inviato alla Svizzera, dove aziende autorizzate alla certificazione "good delivery gold" l'avrebbero trattato, purificato, certificato e - in parte - restituito al mercato italiano. Non a caso l'accusa contestata a vario titolo agli indagati non è semplicemente di contrabbando, ma va dall'associazione a delinquere al riciclaggio, dalla frode fiscale al commercio abusivo di oro.
Nel frattempo i sequestri non si fermano: il 27 ottobre passa dal valico di Bizzarone un carico con 15 chili di fogli in oro. Scatta il pedinamento dell'auto, con a bordo Giovanbattista Stasi, 64 anni di Villa Guardia, e la figlia Edith, 33 anni di Appiano Gentile, che termina a Genova, dove le fiamme gialle sequestrano pure 270mila euro in contanti e fanno irruzione in un'azienda di due gioiellieri sequestrando altri sei chili d'oro. Il 14 novembre il blitz è compiuto nel centro di Milano, dove in un negozio vengono trovate monete e fogli in metallo prezioso pari a 5 chili. Infine, il 15 gennaio 2009, a Ronago viene controllato Franco Cassani, 57enne di Novazzano, sulla qui auto viaggiano 16 chili d'oro. Un sequestro che fa scattare anche una perquisizione alla Euromet di Arese, con la contestazione di un riciclaggio di 36 chili d'oro, e alla Montegeneroso, di Cislago, dove vengono prelevati documenti definiti "utili" all'inchiesta. Utili al punto da arrivare, un anno e mezzo più tardi, a contestare - nel corso di un'indagine complessa, con pedinamenti, perquisizioni, intercettazioni - un giro illecito di oltre 5mila chili d'oro. Roba da Fort Knox, tanto per intenderci.
Paolo Moretti

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