"Bravo Berlusconi,
meglio le ragazze"

«La dichiarazione di Berlusconi sui gay non è offensiva nei confronti di nessuno. Ha espresso la sua scala di valori e io, su quel tema lì, sono assolutamente d'accordo con lui». Lo ha detto ieri il sindaco Stefano Bruni, nell'incontro settimanale con la stampa. Ancor più esplicito è stato l'assessore alla Cultura Sergio Gaddi.

COMO - «La dichiarazione di Berlusconi sui gay non è offensiva nei confronti di nessuno. Ha espresso la sua scala di valori e io, su quel tema lì, sono assolutamente d'accordo con lui». Lo ha detto ieri il sindaco Stefano Bruni, nell'incontro settimanale con la stampa. Ancor più esplicito è stato l'assessore alla Cultura Sergio Gaddi, che ha riportato su Facebook la dichiarazione del capo del governo («Meglio essere appassionati delle belle ragazze che essere gay») seguito dall'esclamazione «magico presidente... evviva, evviva, evviva...!!!!!».
«Certo, è il presidente del consiglio, e in quanto tale uno potrebbe dire: "Risparmiati uscite così" -  ha riconosciuto Bruni -. Ma sappiamo che il soggetto è da questo punto di vista molto avanti». Bruni è intervenuto anche sul "caso Ruby". «È un processo di piazza», ha detto a proposito delle paginate dedicate dai giornali ai festini del premier e alla sua telefonata alla questura di Milano per intercedere a favore della ragazza marocchina. «Non condivido in senso generale ma non sono nemmeno un bacchettone che pretende che tutti la pensino come lui», ha dichiarato il sindaco, ammettendo una «responsabilità di tipo politico e personale» del premier, ma allo stesso tempo minimizzando la telefonata in questura. «Anche a me è capitato - ha detto -, in situazioni di persone in difficoltà, di chiamare il questore o il prefetto». Ha quindi rivelato due episodi: «Mi hanno telefonato dei genitori spaventatissimi dal fatto che il loro figlio, violento, stesse per uscire dal carcere. Volevano protezione». Il secondo intervento è stato per scongiurare «il rischio di espulsione di una persona che è qui da alcuni decenni con un permesso di soggiorno e che ha subìto una condanna perché qualche anno fa, ubriaco, aveva litigato con un altro». Sono casi in cui «un'istituzione interviene su un'altra per aiutare una persona», sostiene Bruni, precisando che dei due citati «uno è stato risolto mentre per l'altro non si è potuto fare nulla».

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