Sporca per le feste
Como mai così sciatta

L'associazione "La città possibile" punta il dito sulle piazze del centro e denuncia tanti casi di incuria. Carrellata di immagini sul blog

COMO - «Immagini di un Natale comasco privo di senso, soprattutto estetico»: le ha pubblicate sul proprio blog La città possibile, associazione nata per mettere in evidenza come concrete iniziative locali, richieste ed attivate dagli stessi cittadini, possono cambiare una città. In particolare, l'associazione si occupa di ecologia urbana, mobilità dolce, cittadinanza attiva e chissà sotto quale voce archivierà le immagini scattate in questi giorni a Como. Forse sotto la voce «sciatteria» che contrasta con gli addobbi del centralissimo centro, le luminarie a cascata in particolare,  che danno un'aria magica ai luoghi, al calar della sera. E la sciatteria, si sa, non dipende dai soldi a disposizione, dal tempo, dalla cultura: è così e basta, è come il disordine che lasciano i figli in casa, inutile arrovellarsi sui motivi per i quali non chiudono mai il tubetto del dentifricio, dopo averlo usato. C'è solo una cosa da fare: rimettere il tappo e mettere il dentifricio al suo posto. Ma «Città possibile» tende a dare una giustificazione, a volte, nelle didascalie delle foto in successione, con buona dose d'ironia. A volte, si limita a constatare che il mondo va come deve andare, con buona dose di acume. Già il titolo della mini rassegna fotografica è sarcastico: «A noi a Como il Natale piace così» ed ecco come ci piace.
«Con i banchetti della Lega Via gli immigrati, mentre i bambini degli immigrati vanno a vedere il presepio vivente», didascalia della foto scattata in Piazza del Duomo, in un clima molto natalizio, domenica scorsa. Ancora: «Ci piace con quattro tubi Innocenti e qualche panettone preso in Comune per tener su i faretti che illuminano il Duomo»: ma, per favore, i faretti dove si sarebbero mai potuti mettere, sanno tutti che quello è il posto dei faretti, mai visto disporli in altro modo. A ridosso dei marmi del Duomo, monumento a Dio e agli uomini, spicca «un tendone, forse dimenticato da Gheddafi?», ipotizza il redattore della didascalia ed è una delle tante ipotesi aperte. Può darsi che la foto sia stata scattata proprio un minuto prima che portassero via il tendone.
«Una bella struttura precaria sempre con quattro tubi Innocenti nel cannocchiale tra l'abside del Duomo e la Casa del Fascio. I turisti di tutto il mondo ringraziano». In effetti, è uno spettacolo raro.
Ecco poi i bagni da campo, detti anche bagni chimici, impagabile servizio in giorni di freddo che stimola l'incontinenza. Ma sono ad effetto pugno - nell'occhio. «L'Asl vuole i bagni - azzarda la didascalia - li ho io, li porto dal cantiere, così risparmiamo», s'è offerta qualche anima pia, secondo la ricostruzione della Città Possibile e qualcun'altra, evidenzia la didascalia, ha provveduto a decori di «transenne e carabattole varie», con tanto di cassoni dei rifiuti in bella vista per non far mancar niente. Il fotografo ha immortalato. «Il Natale ci piace con le transenne ovunque», non demorde la Città possibile e trova una spiegazione plausibile: «Dove le mettiamo? Ammassiamole lì, che poi alla sera ci servono». Infatti: «Il Natale ci piace con le transenne ad ogni passo», poiché siamo a Como, «mica siamo a Merano» e la sera, qui, è rischioso non transennare. Non è pensabile fare avanti e indietro con le transenne e allora si lascia tutto sul posto, a portata di mano, perché così non si deve andare in giro a cercar « macchinari, tubi, transenne e quant'altro». La Città possibile immagina il dialogo avvenuto: « Sai che fa tanto effetto Beauburg? Risposta: E chi se ne frega? Tanto, quelli dentro la pista non vedono niente».
Ipercritici, forse, quelli della Città Possibile. Ma sono sicuri di non aver visto tutto e per questo invitano i cittadini a segnalare altre cose del «Natale che a noi a Como piace» e ad inviare la documentazione. E consigliano caldamente di non fare la cosa sbagliata: «Andare a Lugano a vedere come hanno fatto». Non c'è niente da imparare, a Lugano. Meglio la nostra esuberanza.
Maria Castelli

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