Bandiere della pace e ulivi
per l'omaggio a Vik

E' stato incessante il pellegrinaggio al cospetto della bara di Vittorio Arrigoni il pacifista brianzolo ucciso a Gaza: la camera ardente allestita nella villetta di famiglia è stata meta di centinaia di persone

BULCIAGO E' stato incessante il pellegrinaggio delle autorità, degli uomini di spicco e di quelli qualsiasi al cospetto della bara di Vittorio Arrigoni: la camera ardente allestita nella villetta di famiglia è stata meta di centinaia di persone; pressoché sempre presenti la sorella del giovane pacifista, Alessandra, il papà Ettore Arrigoni e la mamma – sindaco di Bulciago – Egidia Beretta, tutti straziati dal dolore eppure pervasi da una straordinaria serenità.
Hanno fatto loro visita, tra gli altri, una delegazione palestinese (già all'aeroporto di Fiumicino il feretro era stato accolto dal ministro degli Affari religiosi Al Habbash, da Sheaika Khamis Abda dell'Istituzione religiosa musulmana e dal reverendo Issa Elias Issa Musleh del Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, oltre che dall'ambasciatore della Palestina a Roma Sabri Ateyeh e dal portavoce della comunità palestinese in Italia); inoltre ha raggiunto Bulciago il sindaco di Lecco, Virginio Brivio; il Pd provinciale è stato rappresentato da Italo Bruseghini, Chiara Bonfanti, Rocco Cardamone.
Ifamigliari di Vik hanno accolto anche don Luigi Ciotti, il prete anti-mafia dal celebre motto: «Sono felice di spendere la mia vita a saldare la terra con il cielo», frase che lo stesso Arrigoni avrebbe sicuramente condiviso. Il sacerdote ha reso un commosso omaggio alla salma del 36enne attivista dell'International Solidarity Movement la cui resistenza all'occupazione israeliana di Gaza ha fatto il giro del mondo attraverso pubblicazioni e blog, sino al tragico epilogo dei giorni scorsi: il bulciaghese è stato rapito il 14 aprile a Gaza, forse subito ucciso dai suoi carcerieri nonostante l'ultimatum tradito, dettato al governo palestinese quando l'ostaggio era probabilmente già morto; gli avvisi funebri coi quali la famiglia annuncia per la domenica di Pasqua le sue esequie portano proprio la data del 14 quale unica certezza.
Gli spiccioli dettagli sono d'altronde cose da niente e ben altri sono i messaggi che dai muri riecheggiano: i famigliari di Vik «lo piangono e lo onorano»; sugli avvisi lo hanno voluto ricordare con uno degli intensi aforismi coniati dall'attivista: «Io non credo nei confini, nelle barriere e nelle bandiere; credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, ad una stessa famiglia umana». Sulle carte spicca altresì il motto di Nelson Mandela caro a Vittorio: «Il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso». Lungo il viale che conduce alla villetta degli Arrigoni dov'è allestita la camera ardente è stato affisso un analogo striscione, che accoglie perciò i visitatori dolenti con parole di indomita speranza: «Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare»; gli avvisi funebri sono affissi al centro della celebre bandiera arcobaleno; ovunque campeggia il motto «Restiamo umani», col quale Arrigoni chiudeva i messaggi postati sul blog «Guerrilla radio», i reportage giornalistici e intitolava il suo libro, testimonianza diretta del «piombo fuso» colato su Gaza.

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