Una nuotata tra i batteri
La nuova moda di viale Geno

Il lago di Como non è balneabile ma i ragazzi non guardano in faccia nessuno e si tuffano nelle acque sporche attorno a viale Geno

COMO Poveri, ma belli: i figli della guerra non possono permettersi la spiaggia, non possono frequentare le spiagge ("roba da sciuri") e devono ingegnarsi scegliendo un angolo, una pozza d'acqua dove potersi tuffare indisturbati per sconfiggere la calura estiva soffocante.
E nuotano con una camera d'aria come salvagente, nuotano spruzzandosi con onde che nessun istituto idrogeografico ancora analizza indicando i miliardi di possibili germi che vi si annidano, nuotano salutando la ragazza rimasta sul bagnasciuga, certo non pulitissimo, che ricambia dall'ombra del cappello di paglia (magari rubato a mammà che lo usava nei campi), formosa nel suo costume intero a righe, i capelli pettinati un po' alla Marisa Allasio, che vanno tanto di moda. Altri tempi. Altri tempi? A sbirciare quello che accade, pressoché in ogni giorno di sole, nella punta di viale Geno sembra di essere tornati nel '56: ragazzi che si tuffano e sguazzano felici. Altro che abbonamento alla Como Nuoto, altro che Lido: qui è tutto gratis. Vero. È anche discretamente pericoloso. Il primo bacino non è balneabile, è fatto noto (ma forse non interessa oppure questi bagnanti, in parte extracomunitari, non ne sono informati, ma non mancano i divieti ben visibili).
Potremmo dire tristemente noto, visto che era tra i progetti di questa amministrazione permettere proprio questi tuffi dalle rive di Como entro il 2009. Ma non è successo e in quelle acque, indubbiamente più pulite di quelle di fronte a piazza Cavour o - dall'altra parte - all'inizio della passeggiata di Villa Olmo, possono annidarsi i microbi di numerosissime patologie. L'acqua sporca, avverte l'Organismo mondiale per la sanità, è una delle principali cause di morte.

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