Homepage / Cantù - Mariano
Sabato 12 Maggio 2012
Pronto soccorso separato
Per i casi non urgenti
Il Pronto soccorso diventerà una struttura per pazienti in condizioni gravi o comunque con problemi che si possono curare solo in ospedale. Ci saranno corsie d'accesso separate
Oggi le strutture accolgono spesso persone che lamentano lievi malanni. Il risultato è l'intasamento e, di conseguenza, la necessità di attendere ore prima di poter essere visitati. Per di più, si disperdono risorse ed energie, visto che il Pronto soccorso finisce per rappresentare una sorta di calderone e deve occuparsi di problemi che vanno dalla caviglia slogata fino all'infarto. Basti pensare che al Sant'Anna arrivano, in media, 200 pazienti al giorno.
E tre quarti dei casi, come avviene in tutte le strutture, non sono gravi. Mentre un 5% abbondante è rappresentato addirittura da accessi impropri (avrebbero dovuto rivolgersi al medico di famiglia).
La rivoluzione
La Regione ora ha deciso di affrontare di petto la questione, chiedendo agli ospedali di creare ambulatori al di fuori del Pronto soccorso da riservare ai codici verdi (non gravi) e quelli bianchi (impropri). Con un ulteriore giro di vite che prevede la possibilità di assegnare al paziente, al momento della dimissione, il codice bianco al posto di quello verde attribuito inizialmente, il che significa imporgli di pagare il ticket di 25 euro. Il nuovo assetto si concretizzerà entro fine mese all'ospedale di Cantù (per i pazienti non gravi verranno realizzati persino ingressi e uscite autonomi rispetto al Pronto soccorso), poi toccherà al Sant'Anna e a tutti gli altri ospedali lombardi.
Nel gruppo di lavoro creato dalla Regione per studiare il nuovo modello c'è proprio il direttore sanitario del Sant'Anna, Giuseppe Brazzoli.
«Se una persona non ha un'alternativa, va a intasare una struttura che dovrebbe essere riservata alle emergenze - sottolinea Brazzoli - Allora abbiamo pensato di creare un percorso fisicamente separato rispetto a quello del Pronto soccorso, per governare meglio la richiesta. Sono due modi diversi di fare ospedale e uno non deve intralciare l'altro. L'obiettivo è quello di utilizzare al meglio le risorse e di evitare disagi sia agli operatori dell'ospedale sia agli utenti».
Como capofila
Il personale in servizio al Pronto soccorso verrebbe in sostanza suddiviso tra la struttura "tradizionale" e i nuovi ambulatori, visto che «il numero di pazienti non crescerà, verrà solo diviso in due aree, a vantaggio di tutti».
Potrebbe sembrare l'uovo di Colombo, in realtà è un salto culturale non indifferente: «Il primo passo verso un'organizzazione che potrebbe prevedere, dopodomani, ambulatori di questo tipo al di fuori dell'ospedale, gestiti dai medici di famiglia in studi dotati della attrezzature di base. Iniziamo a veicolare un certo tipo di messaggio, i cittadini devono abituarsi. Alcune patologie si affrontano e si curano con calma in ambulatorio, mentre il Pronto soccorso non ha questa funzione, non serve a ottenere esami diagnostici evitando la trafila della prenotazione e l'attesa». Brazzoli cita un esempio per fare chiarezza: «Intendiamoci, la classica gamba rotta è un codice verde e tale rimarrà, è giusto che venga curata in ospedale. Ma ci sarà un percorso diverso, al di fuori del Pronto soccorso».
Leggi le due pagine di sanità su La Provincia in edicola sabato 11 maggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA