Enzo Jannacci medico
I ricordi da Cantù

Il cantautore scomparso venerdì a 77 anni negli anni '60 aveva lavorato da medico al Pronto soccorso dell'ospedale e ancora se lo ricordano. a Cantù è rimasta anche la sua auto di allora

CANTÙ Enzo Jannacci dell'ospedale di Cantù ha un bel ricordo. «Un posto in cui mi sono trovato molto bene - ricordava in un'intervista nel nostro giornale del 2006 - Era la seconda metà degli anni '60, ricordo le notti,
venivo sempre chiamato dal Pronto Soccorso per le emergenze, ero molto
considerato. C'era un infermiere veramente bravo, sapeva tutto. Gli dicevo:
iscriviti a medicina. L'ho incontrato due anni fa e mi ha detto: Enzo,
faccio il chirurgo».

 A qualcuno fra i colleghi dell'epoca non andava a genio, quell'artista con la laurea in tasca. Ma tutti concordano su una cosa: come medico ha sempre saputo il fatto suo. «Era un discolo - aveva raccontato un'ex infermiera al nostro giornale - ma quando è arrivato a Cantù, ha dato una scossa a tutti. Era molto attento in tutto ciò che faceva. E sapeva farsi voler bene, soprattutto dai pazienti: quando passava per i corridoi, aveva una parola per tutti».

Tra i degenti di allora, c'è chi lo rammenta entrare come un tornado nei reparti e gridare, rivolto ai malati: «Cià, che fèmm una cantàda», più o meno «Su che cantiamo insieme». Era il suo modo per tenere alto il morale degli infermi: e se per questo doveva usare un po' della sua popolarità, era ben felice di farlo.

Eppure una traccia concreta del passaggio di Enzo Jannacci a Cantù è rimasta. E' una splendida Daimler Sp 250 Dart del 1962: un gioiello azzurro carta da zucchero, un bolide fiammante da 2500 cc. Era l'auto che Jannacci usava per venire a lavorare al pronto soccorso dalla sua Milano. L'ha guidata per diciassette anni, poi l'ha venduta a un altro medico dell'ospedale di Cantù: lo psichiatra Michele Ramella.

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