Arosio, il morto senza nome
aveva ucciso la moglie

Identificato il cadavere: era Cristoforo Trommino, condannato per l'omicidio, avvenuto 14 anni fa, della moglie Tiziana. Forse ha scelto l'anniversario del delitto per farla finita

GIUSSANO - Non ce l'ha più fatta a convivere con quel rimorso.
Scontata parte della pena e beneficiato dell'indulto, il suo mondo sembra essersi definitivamente sbriciolato negli stessi giorni che 14 anni fa lo hanno portato in prima pagina per l'omicidio della moglie Tiziana Riva, 32 anni, avvenuto nel cascinale di Lomaniga di Missaglia dove aveva costruito la sua famiglia.
Era il 22 maggio 1997. Cristoforo Trommino, allora 33enne, aveva sostenuto che i tre colpi erano partiti accidentalmente dalla pistola. «L'amavo, perché avrei dovuto farlo?» rispondeva a chi sospettava un movente passionale. Condannato a 14 anni e quattro mesi con rito abbreviato, aveva ottenuto il riconoscimento dell'infermità al momento dell'uxoricidio.
Cristoforo Trommino l'hanno trovato cadavere nel tardo pomeriggio di venerdì 27 maggio a Giussano, nella parte più impervia di una collinetta ai confini con Arosio e Briosco e nelle immediate vicinanze della strada statale 36. Dato lo stato di decomposizione del corpo, la morte è stata fatta risalire ad alcuni giorni prima. Forse il pensiero a quanto avvenuto il 22 maggio di quattordici anni prima ha preso il sopravvento.
Proprio il senso di colpa conseguenza del delitto, per il quale Trommino è stato detenuto in carcere fino al 17 agosto 2006, quando grazie all'indulto ed alla buona condotta ha riottenuto la libertà, sarebbe il motivo che ha spinto l'operaio, origini siciliane e residente a Lomagna, nel lecchese, a porre fine ai suoi giorni.

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