Al lavoro all’Asl vestito da ciclista
E si prende una lettera di richiamo

Censura nei confronti di un dirigente tecnico dell’azienda sanitaria di via Pessina. Il cambio di vestiti in ufficio dopo la timbratura del cartellino. «È vietato in orario di servizio»

In molti paesi, tra i quali la Svizzera, le aziende incentivano anche economicamente i dipendenti che decidono di abbandonare l’automobile e vanno al lavoro in bicicletta. In Francia il governo aveva addirittura promosso, per sei mesi, un incentivo di 25 centesimi a chilometro ai ciclo-lavoratori.

A un dirigente dell’Asl di Como, invece, è arrivata una lettere di censura. Una sanzione, in sostanza. Una situazione paradossale, per certi versi.

Il protagonista della vicenda, suo malgrado, è un ingegnere di 60 anni, originario del lago, dipendente dell’Asl, dirigente dell’Unità operativa complessa Tecnico patrimoniali. Ma anche grande appassionato di bici.

Tanto appassionato da prendersi la briga, tutte le mattine, di andare in ufficio in bicicletta. Ma non una “sgambata” da un paio di chilometri, un viaggetto da 28 chilometri, partendo da Ossuccio per arrivare in via Pessina a Como. Ovviamente non lo fa in giacca e cravatta, ma vestito da perfetto ciclista, con tanto di caschetto e occhialini. Così, tutte le mattine, dopo la sua pedalata, arriva in ufficio, timbra il cartellino, si cambia e inizia a lavorare. Con la consapevolezza di aver evitato il traffico (e di non averne creato, avendo lasciato a casa la macchina), di non aver inquinato, di aver fatto attività sportiva e di non aver occupato uno dei pochi parcheggi della zona. E così anche la sera riprende la sua bici e riparte alla volta di Ossuccio.

Tutto bene, fino a quando la dirigenza dell’Asl non gli ha fatto notare che il suo comportamento non era “consono”. Insomma, che non poteva entrare in ufficio vestito come Nibali o Contador. Il dirigente avrebbe ribattuto che ci sono anche alcuni motociclisti che lavorano all’Asl e arrivano in ufficio come dei perfetti biker, senza che nessuno abbia qualcosa da ridire.

La vertenza sindacale si è conclusa male, per l’ingegnere: l’Asl gli ha mandato una lettera di censura. L’Asl, confermando la vicenda, ha voluto fare alcune precisazioni: «Incentiviamo l’uso della bicicletta tanto che abbiamo creato un apposito deposito chiuso e molti lo utilizzano. Al dipendente in questione è stato detto, più volte verbalmente e poi per iscritto, che non è consentito, in base al Codice di comportamento dell’Asl, cambiarsi gli abiti dopo aver timbrato, quindi durante l’orario di servizio. Lui ha continuato a portare la bici in ufficio, dove ci sono anche altri dipendenti, e a cambiarsi esponendo poi i vestiti per farli asciugare. Prima di timbrare all’uscita, poi, si rimetteva i vestiti da ciclista. A questo punto abbiamo mandato la lettera di censura».

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