Como, Servettini si dimette
Altro addio in maggioranza

Il consigliere di Amo la mia Città se ne va sbattendo la porta. Lunga lettera di addio, in cui non mancano le critiche.

L’unico esponente della lista civica Amo la mia Città (in giunta è rappresentata da Gisella Introzzi) Marco Servettini annuncia le sue dimissioni dal consiglio comunale di Como (al suo posto subentra Eva Cariboni). Per farlo e per spiegare le motivazioni ha pubblicato una lunga lettera sul suo profilo Twitter.

Spiega la situazione difficile in cui si trova l’amministrazione, non trascura le eredità del passato, ma non esce dal consiglio nemmeno in punta di piedi visto che mette, nero su bianco, quelle che sono secondo lui le criticità.

«La prima criticità strategica che avverto è la mancanza di una reale coesione, di una squadra che pur nelle differenze di tutti sa collaborare su un impegno così importante; soprattutto nella giunta percepisco separazione dei settori, difesa delle competenze, quasi paura a non invadere o vedersi invadere il proprio ambito, invece di creare collaborazione strutturale. Per mia esperienza ho imparato che la governance di processi complessi oggi richiede sempre più alleanze, competenze multidisciplinari, progettualità e visioni condivise. In questo approccio mi è mancata molto anche una condivisione degli scenari politici, per orientare le scelte, e ci siamo trovati tutti a dover affrontare il peso del quotidiano senza poter alzare la testa, ognuno continuando a seguire i propri convincimenti» scrive. E ancora: «In questa situazione per i consiglieri il margine di guidare o aiutare rimane ben poco: si valutano all’ultimo e frettolosamente tanti provvedimenti già impacchettati, che in alcuni periodi arrivano a singhiozzo, in altri arrivano accavallandosi e creando carichi di lavoro. E se si vuole stare in consiglio con responsabilità e non per fare propaganda o solo per “schiscià el butun”, ci vogliono tante energie»; «ma sento anche il peso di una opportunità importante per la città, in una fase storica in cui non basta gestire come meglio si può, proseguendo grosso modo su un solco già segnato ma che rischia di essere a fondo cieco. Sono convinto che oggi più che mai serve costruire una visione forte, se vogliamo cambiare direzione e non solo passo».

E chiude dicendo: «Il metodo non mi piace, ma rimane il valore delle persone e il tempo potrà dire se questa amministrazione avrà fatto bene. Come si suol dire … a buon intenditor, poche parole».

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